Alain Touraine – Vita e Opere
Alain Touraine nasce a Hermanville-sur-Mer il 3 agosto 1925. Ha studiato all’École Normale Superieure di Parigi, dove è divenuto poi docente. Nel biennio 1952-53 è stato Rockefeller Fellow presso le università di Harvard, Columbia e Chicago, mentre fino al 1959 è stato ricercatore presso il Conseil National de la Recherche Scientifique.
Nel 1956 ha fondato il Centro di Ricerca di Sociologia del Lavoro all’università del Cile e nel 1958 il Laboratorio di Sociologia Industriale a Parigi. È stato anche direttore di ricerca all’école des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.
Le principali opere di Touraine tradotte in italiano sono:
La società postindutriale, Il Mulino, Bologna, 1970;
La produzione della società, Il Mulino, Bologna, 1975;
Il ritorno dell’attore sociale, Editori Riuniti, Roma, 1988;
Critica della modernità, Il Saggiatore, Milano, 1993;
Possiamo vivere insieme, Libertà Uguaglianza, Il Saggiatore, Milano, 1998;
Dialogo sul soggetto, a cura di Khosrokhavar F., Il Saggiatore, Milano, 2003.
La Sociologia di Alain Touraine
La sociologia di Touraine può essere considerata sotto un duplice punto di vista: da un lato essa è una sociologia dinamica, ossia ispirata all’analisi del cambiamento sociale; dall’altro è una sociologia critica, cioè sensibile al tema della dominazione e quindi attenta alle varie risorse che i soggetti sociali possono mobilitare nei confronti di quelle forme di dominazione che subiscono inevitabilmente. È pertanto una sociologia che, ponendo l’accento sull’intenzionalità del soggetto agente, sottolinea la centralità della nozione di azione sociale.
Nella prospettiva dinamica, le società sono considerate dall’Autore come sistemi che non sono stabili e integrati ma piuttosto insiemi in continua trasformazione, i quali non possono dunque essere considerati come finiti e definiti. La sociologia tourainiana è allora un campo di studi orientato all’indagine sul campo ed è concepita come scienza partecipe del mutamento sociale.
Essa si dedica allo studio dell’azione dal punto di vista di soggetti storicamente situati, cioè come azioni messe in opera da un attore sociale che agisce in base a delle logiche che si trasformano insieme alla stessa storia della società. Nella circolarità del rapporto tra agente (soggetto) e struttura (società), Touraine preferisce insomma porre l’accento sulle potenzialità dell’attore nel trasformare la struttura stessa della società: la sociologia, che studia le forme assunte da tali trasformazioni, è quindi scienza del mutamento.
Siffatto mutamento è studiato e indagato empiricamente mettendo al centro dell’analisi i movimenti sociali, capaci nell’ottica dell’Autore di influenzare il cambiamento di una società, incidendo oltre che sulle pratiche politiche ed organizzative, anche su quelle sociali e culturali. In questo senso i movimenti sociali si pongono al centro di tutti quei conflitti che permettono alla società stessa di riflettere su sé stessa e, conseguentemente, di cambiare e trasformarsi nel tempo.
SOCIETA’ E INDIVIDUO. L’INTERVENTO SOCIOLOGICO COME METODOLOGIA D’ANALISI
Soffermandosi sull’analisi del movimento, Touraine avanza anche l’idea di una società caratterizzata da un controllo più capillare dell’informazione e della produzione culturale: è una società programmata, che passa da una struttura industriale a una post-industriale. Con l’avvento di questo nuovo sistema sociale (che coincide storicamente con il 1968), il conflitto di cui accennato pocanzi si estende al di fuori dei confini del lavoro industriale e si estende progressivamente al campo della cultura, permeando di sé l’intera società. In questa nuova situazione storica, tanto la società quanto i singoli individui appaiono capaci di mantenere dei margini di libertà che permettono loro di opporre una certa resistenza a tutti quei vincoli che caratterizzano il cambiamento sociale, il quale sgorga dalla post-industrialità. E in ciò sono proprio i movimenti sociali a concedere l’accrescimento della capacità d’azione e di libertà dei singoli attori sociali: la società non è più guidata da valori e norme assimilati passivamente dagli individui, ma da orientamenti culturali che gli attori possono rifiutare e/o modificare.
Per studiare una società in continuo movimento, cosa peraltro non semplice, Touraine mette a punto uno specifico metodo d’indagine: l’intervento sociologico. Quest’ultimo si pone come specifico strumento in grado di indagare – grazie alla posizione assunta dal ricercatore come mediatore tra gli stessi soggetti e i vari gruppi sociali in cui questi sono inseriti – la realtà collettiva dei movimenti portando proprio gli attori sociali a riflettere sulla rappresentazione di sé stessi. L’intervento sociologico si pone pertanto come un metodo che, anziché considerare il sociologo come semplice osservatore “esterno” della realtà sociale, lo faccia sentire dentro il cambiamento stesso e quindi inserito negli stessi processi che cerca di analizzare e comprendere: in tal modo, così come viene riconosciuto un ruolo forte al soggetto, anche al sociologo viene riconosciuto un margine di azione che va al di là della semplice interpretazione della realtà sociale.
L’ANALISI DELLA MODERNITA’ di Alain Touraine
Alain Touraine legge la modernità come cambiamento continuo e come ineluttabile separazione dell’individuo da ciò che lo circonda, tra soggettivo e oggettivo. Tale separazione tra attore e società provoca un forte senso di disorientamento del singolo, aggravato ulteriormente dal fatto che la modernità – e soprattutto la tarda modernità – hanno prodotto un netto distacco tra la sfera del mercato e quella del soggetto. In sostanza, la crisi della modernità comporta l’aprirsi di uno spazio inedito per l’attore sociale: da un lato egli è esposto a nuovi rischi a causa della discrasia tra lui e il sistema sociale, dall’altro ha nuove possibilità di libertà. Il soggetto che si afferma nella tarda modernità è dunque un soggetto che, parallelamente alla crisi della modernità tradizionalmente intesa, si trova a dover resistere nella propria esistenza, appoggiandosi ad elementi che sono tutt’altro che sociali.
Purtuttavia, quello di Touraine è un soggetto che ha un forte bisogno di alterità, di quelle relazioni sociali dal forte retaggio comunitario che la società stenta ad offrire nel periodo tardo-moderno. Si passa, in questo contesto, da una società senza veri attori sociali a un attore senza società: un individuo che si trova davanti alla sfida di riuscire a vivere lontano da quei vincoli sociali che prima lo tenevano connesso alla società nel suo complesso, ripiegando unicamente le proprie forze nella vita privata col fine di cercare la propria unicità.
Per concludere, l’Autore dipinge una società frammentata, dominata dai mezzi di comunicazione di massa e dalle chiusure identitarie, nella quale l’individuo si sente sempre più estraneo se messo in relazione ai prodotti materiali e culturali tardo-moderni. In tal modo il senso di alienazione si radicalizza, accrescendo ulteriormente la dissociazione tra soggettività e oggettività. Solo la presenza del soggetto può contrapporsi a queste tendenze incoerenti; l’attore sociale, che deve riuscire a vivere nonostante tutto la propria vita e sentirsi autore autonomo della propria biografia, è l’unica speranza che resta a questa società informe.
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