Alberto Abruzzese | Sociologo Italiano


Condividi:

Affronteremo il tema della comunicazione rendendo omaggio ad un grande sociologo di fama nazionale ed internazionale, Alberto Abruzzese.

ALBERTO ABRUZZESE – Biografia

Alberto Abruzzese nasce a Roma il 14 agosto 1942 e come citato nelle righe precedenti ricordiamo essere un sociologo, scrittore e grande saggista italiano. Si è laureato in Lettere e Filosofia ed stato Professore ordinario di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi. Ha insegnato anche a Roma, alla Luiss e presso l’università La Sapienza. In precedenza è stato anche insegnate di Sociologia dell’Arte e della Letteratura e di Sociologia della Conoscenza a Napoli, presso l’università Federico II. Oltre al ruolo di docente emerge sicuramente la figura di ricercatore, di fatto ha lavorato per vari committenti, ricordiamo: Rai, Mediaset, Telecom, CNR. Infine a lui va anche il merito di aver ideato e realizzato programmi radiofonici e televisivi ed infine redatto sceneggiature nel campo cinematografico.

APPROCCIO SOCIOLOGICO SULL’EVOLUZIONE DELLA COMUNICAZIONE

Analizzare e affrontare le numerose tematiche dell’autore sopracitato in un solo articolo risulterebbe chimerico, ragion per cui mi soffermerò sulla tematica della comunicazione viaggiando di pari passo con il suo saggio Sociologie della comunicazione, pubblicato nell’anno 2007.

Andando a ritroso di secoli e prendendo come punto di riferimento Aristotele, è possibile individuare il concetto di “animale razionale”: l’uomo ha in comune con tutti gli altri animali il fatto di essere appunto un animale ma ha una peculiarità rispetto ad essi, ovvero ha un’anima razionale (o intellettiva).

L’essere umano, ci dirà poi Abruzzese ha manifestato sin dalle sue <<aurorali aggregazioni>> la voglia di comunicare tutto ciò che vedeva o sentiva intorno a lui e lo ha fatto in modo esclusivo poiché è l’unico animale razionale. Comunicare è sempre stata una necessità racchiusa in noi stessi grazie alla quale è stato possibile non solo esprimere i nostri bisogni, desideri, le nostre idee e considerazioni ma anche il modo attraverso il quale l’uomo ha iniziato ad interagire con gli altri, ad uscire dalla propria comfort zone, ad informarsi ed informare riguardo fatti, cose e persone.

Per moltissimo tempo comunicare ha significato emettere espressioni verbali finché non sono stati messi a punto dei veri e propri sistemi di scrittura (elaborazione dell’alfabeto). La storia della comunicazione di fatto ha attraversato moltissime tappe, si è evoluta prima lentamente e dopo sempre più velocemente. Ricordiamo il passaggio dall’oralità fino alla scrittura che rispondeva al bisogno reale di fissare i contenuti e condividerli con più persone, in modo da creare un legame con mondi, culture, etnie e religioni diverse.

Indispensabile citare Johannes Gutenberg che ha rappresentato una svolta epocale nel modo di produrre e consumare comunicazione infatti la stampa ha portato alla standardizzazione del testo e alla sua diffusione più capillare. Essa, soprattutto con le tesi luterane, ha scosso e messo in crisi le coscienze del tempo ponendo le basi alla frammentazione tipica della società di massa odierna.

Importante è sicuramente il Settecento perché vedremo che sarà l’epoca che getterà le basi alle odierne forme e strutture della comunicazione ed infine la fase industriale ottocentesca a incrementare tale processo. Grazie ad una accelerazione della ricerca scientifica e tecnologica, nascono anche nuovi sistemi sociali e nuovi modi di comunicare e rappresentare la realtà, siamo nell’era della modernità. Il termine modernità racchiude in sé diversi significati, racchiude scenari culturali, sociali, cambiamenti collettivi, individuali e soprattutto innovazioni scientifiche e tecnologiche e la sociologia ha tentato di studiare e dare delle risposte a queste nuove tematiche.

Sono tanti gli aspetti micro sociali che abbracciano la modernità: affermazioni di nuovi valori, centralità dell’individuo, aumento della mobilità e il suo rapporto influente con la comunicazione. Identità, status, bellezza e immagini entrano in crisi, messaggi ricevuti ed inviati; tutto si confonde al tempo della virtualizzazione delle relazioni sociali.

Il potere comunicativo ci mostra quanto i legami, valori, conoscenza di sé, religioni che credevamo radicati e che pensavamo conoscessimo nel nostro profondo, si sono mostrate deboli di fronte alla potenza motrice e persuasiva della comunicazione. Una delle prime questioni che si è posta la ricerca sulla comunicazione di massa ha infatti riguardato gli effetti che i messaggi dei media sono in grado di provocare sul pubblico.

Effetti potenti e forti in grado di manipolare gli atteggiamenti delle persone, già nel 1994 Karl Popper scrisse Cattiva maestra Televisione, saggio in cui denunciava gli effetti negativi e manipolativi che aveva la televisione. Oggi ancora più grave, con l’avvento dei new media e più nello specifico con l’affermazione dei social media con i quali cambia totalmente il modo di comunicare, sta lanciando nuove sfide ad una società che forse sottovaluta la potenza di queste nuove e subdole forme di comunicazione. Siamo mossi sempre più verso la cosiddetta <<Network Society>> una società sempre più modifica, cambiata, plasmata, omologata priva di originalità. Abbiamo aumentato la velocità ma ci siamo chiusi in noi stessi.

IL PENSIERO di Alberto Abruzzese

Alberto Abruzzese parla di secolo lungo e secolo breve, formula in realtà coniata dallo storico Eric J. Hobsbawm nel definire il Novecento come secolo breve ad essa contrapposta la formula secolo lungo per indicare la società industriale che si è pienamente affermata pur attraverso straordinari mutamenti.

Ciascuno dei salti di civiltà avvenuti nella storia ha avuto per protagonista un suo specifico soggetto (nomade, cacciatore, guerriero), delle sue specifiche figure gerarchiche (stregone, sacerdote, capo, imperatore), sue specifiche organizzazioni di casta o professioni (nobile, servo, filosofo, poeta), delle sue specifiche istituzioni (religiose, militari, democratiche), ancora sue specifiche configurazioni dell’abitare (caverna, capanna, megalopoli) ed infine <<sue specifiche forme di comunicazione e rappresentazione attraverso le tecniche di produzione del corpo, dell’immagine, della parola>>.

Decisivo cogliere quali sono i fattori sociali che attraverso la prima rivoluzione industriale, hanno permesso la trasformazione dei mezzi di comunicazione e rappresentazione ereditati dal passato. In estrema sintesi Abruzzese individua e distingue tre zone: la messa in scena dal vivo, la scrittura e le arti figurative.

Per quanto riguarda la Messa in scena dal vivo, egli prende in considerazione le performance dei rituali primitivi, il teatro greco-romano, il teatro sacro medievale, il teatro rinascimentale, le feste urbane e gli spettacoli barocchi. Per quanto riguarda la scrittura, scrive che è arrivata ad essere prodotta meccanicamente grazie a Gutenberg e allo sviluppo della stampa, la scrittura aveva così iniziato un processo di espansione e penetrazione sociale con la diffusione delle prime gazzette settecentesche facendosi espressione di una opinione pubblica. Infine le arti figurative che riguardano pittura e scultura, ma anche l’immagine che, grazie sempre alla stampa, era entrata nel vivo dei processi di socializzazione.

Per Abruzzese queste tre zone devono essere viste l’una in funzione dell’altra. Si tratta di tre piani dell’esperienza individuale e collettiva, tre piani come parti interconnesse dello specifico sistema che ne costituisce il mondo. Messa in scena, scrittura e arti figurative si tramandano nel tempo e nello spazio e si traducono in nuovi modi di rappresentazione e comunicazione a misura dei mutamenti che ne comportano la trasformazione.

La messa in scena dal vivo sfocerà nei modi di comunicare e rappresentare, adottati dai nuovi spazi della città trasformata e scombussolata dallo sviluppo industriale ma anche dalle specifiche forme di intrattenimento collettivo e di spettacolo. La scrittura sfocerà nelle strutture narrative consentite dalle innovazioni tecnologiche determinando la nascita del romanzo moderno e la stampa illustrata. Le arti figurative sfoceranno a loro volta nell’epoca della riproducibilità tecnica e nella conseguente invenzione di nuovi modi di costruire ambienti di vita.

Entrando ancora nel dettaglio, Alberto Abruzzese individua nello spazio delle arti figurative, il linguaggio dell’architettura e dell’urbanistica, queste ultime sono molto importanti per i processi di trasformazione del breve periodo di fatto, lo spazio sociale, è un campo di forze tra soggetti e oggetti le cui relazioni sono indotte a produrre condivisione dei valori con cui “marcare il territorio”, fornire un senso identitario e organizzare la vita pratica definendo così la propria dimensione relazionale.

Tutto ciò fa parte di un’architettura del territorio ben visibile senza tralasciare però l’importanza che assume il linguaggio dei corpi e degli oggetti ornamentali con cui tutti i giorni gli individui decorano se stessi e tutto ciò che li circonda. Dirà Abruzzese: << È proprio questa molteplicità di spazi, azioni e oggetti situati, dotati di un vivo radicamento territoriale, a essere veicolata dai media attraverso la nuova configurazione con cui ciascuna delle loro piattaforme espressive la rappresenta, dunque nella forma territoriale del proprio specifico modo di produzione e consumo della realtà sociale>>.

Per comprendere meglio potremmo seguire una semplice equazione: i mutamenti del territorio sono mutamenti dell’identità che a loro volta comportano mutamenti della comunicazione, delle sue forme e dei suoi mezzi espressivi. Possiamo quindi collocare il passaggio dalla riproducibilità tecnica alla riproducibilità digitale.

Al posto di linguaggi della rappresentazione e della comunicazione Alberto Abruzzese adotterà e sostituirà la formula piattaforme espressive per comprendere meglio che il mondo moderno comincia a vivere al proprio interno una scissione tra il progresso dei suoi territori fisici e il progresso del modo di comunicare di chi li abita.

Questa scissione trova terreno fertile nei media tecnologici che con il loro rapido scatto e potente diffusione, conducono sempre di più verso una smaterializzazione del mondo fisico.

 

 

OPERE-
La classe dei colti con Claudia Micocci e Lucia Strappini, opera del 1970.
Forme estetiche e società di massa, opera del 1973.
L’età dell’idealismo e l’Italia giolittiana,opera del 1973.
L’età del decadentismo e della crisi, opera del 1973.
L’età dell’antifascismo e della Resistenza, opera del 1974.
La crisi dello Stato liberale e l’età del fascismo, opera del 1974.
L’immagine filmica. Materiali di studio, opera del 1974.
Introduzione allo studio delle teorie cinematografiche americane (1910-1929), opera del 1975 (Biennale di Venezia).
Fino ai giorni nostri, opera del 1976.
Sociologia della letteratura, opera del 1977.
Sociologia della letteratura, opera del 1978.
Svevo, Slataper e Michelstaedter: lo stile e il viaggio, opera del 1979.
La Grande Scimmia. Mostri, vampiri, automi, mutanti. L’immaginario collettivo dalla letteratura al cinema e all’informazione, opera del 1979.
Verso una sociologia del lavoro intellettuale. Materiali per una sociologia del lavoro intellettuale negli apparati dell’informazione, opera del 1979.
Pornograffiti. Trame e figure del fumetto italiano per adulti, opera del 1980.
Cultura e società del Novecento  a cura, con Alberto Asor Rosa, opera del 1981.
Spettacolo e metropoli. Attore, messa in scena, spettatore con Maria Luisa Buovolo, Stefano Masi, Achille Pisanti, opera dl 1981.
Il fantasma fracassone. Pci e politica della cultura, opera del 1982.
Ai confini della serialità, opera del 1984.
Archeologie dell’immaginario. Segmenti dell’industria culturale tra ‘800 e ‘900, opera del 1988.
Il corpo elettronico, opera del 1988.
Metafore della pubblicità, opera del 1988.
Materiali di sociologia della letteratura, opera del 1992.
Elogio del tempo nuovo. Perché Berlusconi ha vinto, opera del 1994.
Dizionario della pubblicità. Storia, Tecniche, Personaggi, con Fausto Colombo, Bologna, opera del 1994.
La radio che non c’è: settant’anni, un grande futuro, a cura di Franco Monteleone,opera del 1994.
Viaggi di ritorno. Saggi sulla comunicazione (1981-1993), opera del 1995.
Lo splendore della TV. Origini e destino del linguaggio audiovisivo, opera del 1995.
Analfabeti di tutto il mondo uniamoci, opera del 1996.
La bellezza per te e per me, opera del 1998.
Il mito micra, opera del 1998.
Zapping. Sociologia dell’esperienza televisiva con Andrea Miconi, opera del 1999.
Dall’argilla alle reti a cura, con Alessandro Dal Lago, opera del 1999.
L’industria culturale. Tracce e immagini di un privilegio con Davide Borrelli,opera del 2000.
A chi serve la new economy, opera dell’anno 2000.
La casa delle idee. Procter & Gamble e la cultura dell’innovazione con Americo Bazzoffia, opera del 2001.
L’Intelligenza del mondo, fondamenti di storia e teoria dell’immaginario, opera del 2001.
Lessico della Comunicazione, opera del 2003.
Il Palazzo di Roma. Conversazione sulle esposizioni a cura, con Michele de Lucchi, Firouz Galdo, opera del 2003.
La città infinita, con Aldo Bonomi, Milano, opera del 2004.
Dal romanzo alle reti, soggetti e territori della grande narrazione moderna  a cura, con Isabella Pezzini, opera del 2004.
Tutto è Berlusconi, radici, metafore e destinazioni del tempo nuovo con Vincenzo Susca, opera del 2004.
Progetto Mosè. Comunicare le grandi opere d’arte. Il capolavoro di Michelangelo, opera del 2004 L’occhio di Joker. Cinema e modernità, opera del 2006.
Immaginari postdemocratici. Nuovi media, cybercultura e forme di potere, opera del 2006
Sociologie della comunicazione, con Paolo Mancini,opera del 2007.
Letteratura fluida a cura, con Giovanni Ragone, opera del 2007.
La grande scimmia. Mostri, vampiri, automi, mutanti. L’immaginario collettivo dalla letteratura al cinema e all’informazione, opera del 2008.
Educare e comunicare. Spazi e azioni dei media a cura, con Roberto Maragliano, opera del 2008.
Contro l’Occidente. Analfabeti di tutto il mondo uniamoci, opera del 2010.
Il viaggio (in)finito, opera del 2011.
Il crepuscolo dei barbari, opera del 2011.
Punto zero. Il crepuscolo dei barbari, opera del 2015.
La metropoli come mondo in rovina, opera del 2017.

Pamela Panaggio
Latest posts by Pamela Panaggio (see all)
Condividi:



Written by 

Pamela Panaggio nasce a Benevento l’11 settembre 1995 da genitori campani. Dopo il diploma, conseguito al Liceo Artistico di Benevento, sebbene lontani dagli studi artistici, matura dentro di sè l’interesse per la Criminologia e le Scienze Sociali difatti conseguirà presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti, la laurea in Sociologia e Criminologia. Ad oggi continua i suoi studi magistrali presso la facoltà di Ricerca Sociale, Politiche della Sicurezza e Criminalità. Nel corso della carriera universitaria svolge il tirocinio presso la Casa Circondariale di Benevento, esperienza che accrescerà l’interesse riguardo tematiche inerenti alla giustizia, alla detenzione e al sistema penale italiano. Ragazza dinamica, creativa e determinata affronta in maniera analitica e razionale tutte le sfaccettature che la vita le presenta.