George Ritzer – Vita e Opere
George Ritzer è sociologo, professore e autore di numerosi saggi. Nasce nel 1940 a New York da una famiglia ebrea. Inizia la sua formazione universitaria al City College di New York e, dopo la laurea nel 1962, entra nel programma MBA presso l’Università del Michigan Ann Arbor fino al 1964.
Tra gli interessi di studio di George Ritzer vi sono particolarmente il fenomeno della globalizzazione e i relativi modelli di consumo: il suo contributo più importante fino ad oggi risiede infatti nella metafora della “McDonaldizzazione” della società, che si basa sull’idea di razionalizzazione di Max Weber.
Le principali opere di Ritzer tradotte in italiano sono:
- L’era dell’iperconsumo. McDonaldizzazione, carte di credito, luoghi del consumo e altri temi, Franco Angeli, Milano, 2003;
- La religione dei consumi. Cattedrali, pellegrinaggi e riti dell’iperconsumismo, Il Mulino, Bologna, 2005;
- La globalizzazione del nulla, Slow Food, Bra, 2009;
- Teoria sociologica, Apogeo Education, Milano, 2013;
- Sociologia generale, UTET Università, Torino, 2014;
- La McDonaldizzazione della produzione, Castelvecchi, Roma, 2017.
Globalizzazione e Glocalizzazione in George Ritzer
Nella teoria sociologica di Ritzer, la globalizzazione si riferisce alla rapida crescita dell’integrazione del mondo intero e all’interdipendenza delle società e delle culture. Essa viene definita dall’Autore come una diffusione mondiale di pratiche, relazioni e forme di organizzazione sociale.
La globalizzazione, nell’ottica ritzeriana, è composta essenzialmente da tre componenti:
1) il capitalismo;
2) l’americanizzazione progressiva del mondo;
3) la McDonaldizzazione.
E ciò comporta diverse conseguenze sul piano socio-individuale, che possono essere così schematizzate:
a) i beni sono omogenei e onnipresenti;
b) le forze più grandi sopraffanno il potere degli attori sociali;
c) i processi sociali sono coercitivi, il che determina la natura delle comunità locali, che di conseguenza hanno scarsa possibilità di manovra;
d) i beni di consumo e i mezzi di comunicazione di massa sono le forze chiave che dettano la natura del sé individuale e dei gruppi sociali.
Importante è anche il concetto di glocalizzazione (combinazione dei termini “globalizzazione” e “localizzazione”), utilizzato per descrivere un prodotto o servizio sviluppato e distribuito a livello globale, ma che è anche adattato all’utente o al consumatore in un mercato locale. Gli individui locali, in tal modo, sono in grado secondo Ritzer di manipolare la propria situazione nel mondo e di diventare agenti creativi nel loro ambiente locale, seppur all’interno del mondo globalizzato.
La McDonaldizzazione della Società per George Ritzer
Con il concetto di McDonaldizzazione della società, George Ritzer va a indicare un processo di standardizzazione e omologazione della cultura di massa, nonché l’adozione – da parte delle principali istituzioni sociali – del principio di razionalizzazione e di appiattimento nella gestione delle risorse, tipico del colosso americano McDonald’s.
Il sistema produttivo odierno è basato sulla produzione di massa, resa possibile dalla libera circolazione delle merci e alimentata da un consumismo frenetico e omologato. Riprendendo – come anticipato – le ottocentesche teorizzazioni weberiane sul concetto di razionalizzazione, Ritzer lega quest’ultima al mondo della ristorazione iper-veloce americana: il McDonald’s, la giusta metafora per descrivere quei fenomeni che oramai si espandono in qualsivoglia settore della società.
Mentre la società moderna si è evoluta a poco a poco verso la differenziazione, quella post-moderna procede attraverso la contaminazione e la standardizzazione omologante.
La McDonaldizzazione costituisce un processo profondo e inarrestabile, reso possibile dal rispetto di alcuni requisiti specificatamente capitalistici e, pertanto, costituisce un fenomeno che comporta effetti disumanizzanti per le relazioni sociali. Partendo da tali premesse, il sociologo americano sostiene che la cosiddetta cultura di consumo abbia un effetto disumanizzante perché è l’ultima espressione di quel processo di razionalizzazione iniziato agli albori della modernità che trova nel McDonald’s il massimo della sua espressione irrazionale.
Da questo punto di vista, le macchine tendono a sostituirsi sempre più all’essere umano, comportando una rottura tra soggetto (non più umano) e struttura sociale.
La società attuale – spiega l’autore statunitense – ha quindi un funzionamento sempre più similare a quello dell’industria americana del fast-food. Tale funzionamento è fondato sul rispetto di quattro variabili:
1) l’efficienza (ossia la capacità di offrire un metodo ottimale per la produzione dei beni e per la soddisfazione dei bisogni);
2) la calcolabilità (ovvero l’attenzione agli aspetti quantitativi del prodotto, vale a dire la capacità di produrre e ottenere il massimo della quantità nel minor tempo possibile);
3) la prevedibilità (cioè la garanzia che i prodotti saranno sempre gli stessi e ovunque grazie a metodi standardizzati e servizi uniformi);
4) il controllo (che vuol dire conoscere con precisione cosa e quanto si è in grado di produrre). E l’hamburger, com’è evidente, ne rappresenta l’esempio per eccellenza: dimensione e peso sono uguali in tutti i paesi del mondo, la confezione è uniforme e le modalità di consumo sono preordinate.
George Ritzer afferma che, in una società razionale come quella post-moderna, i consumatori vogliono sapere cosa devono attendersi in ogni situazione e in ogni momento e non vogliono né si aspettano sorprese, avendo bisogno di sapere che il “BigMac” che ordinano oggi sarà identico a quello che hanno mangiato ieri e a quello che mangeranno domani. L’industria del fastfood ha perfezionato aspetti come ambienti clonati, interazioni coi clienti secondo copione, comportamento prevedibile degli impiegati e prevedibilità dei prodotti.
È un modello che sembra ormai regnare in ogni ambito della vita sociale: dal cibo al vestiario, dalla salute all’educazione, la standardizzazione avanza intollerante, inflessibile, insensibile, accanita. Però, è proprio in una società che va sempre più in fretta, che la prospettiva di soddisfare i propri bisogni in maniera efficiente si fa, nell’analisi dell’americano, allettante.
La McDonaldizzazione nega l’umanità pur promettendo di essere un sistema altamente funzionale ed efficiente: alienazione dei consumatori e omogeneizzazione progressiva del mondo intero sono, d’altro canto, i rischi legati a questa forma di consumo; pericoli che sono stati segnalati già dai classici del pensiero sociologico.
Eppure, nonostante le critiche riflessioni marxiste sull’alienazione e quelle francofortesi sull’omogeneizzazione, il mondo à la McDonald’s è riuscito nel suo intento di affermarsi e di creare omogeneità in tutti gli ambiti della vita. Ed è così che, per l’autore americano, il consumo è divenuto totale, globale, fruibile da tutti, in qualsiasi luogo e momento.
Il pericolo che ne deriva è che i luoghi del consumo divengono sempre più caratterizzati da una perdita della percezione del tempo, il che procura un senso di disorientamento nel consumatore post-moderno: quest’ultimo, infatti, perde secondo Ritzer il senso del tempo e persino ogni legame con la realtà sociale mentre è impegnato in attività di consumo.
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