Ludwig Wittgenstein | Filosofo Austriaco

Ludwig Wittgenstein

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Vita di Ludwig Wittgenstein

Ludwig Wittgenstein nasce a Vienna il 26 aprile 1889. Minore di cinque fratelli e tre sorelle, studia fino ai 14 anni privatamente per poi frequentare la Realschule a Linz per tre anni. Studia ingegneria dal 1906 al 1908 a Berlino e dal 1908 al 1912 a Manchester, senza tuttavia laurearsi.

Benché fosse cresciuto a Vienna e avesse rivendicato per tutta la vita le proprie origini austriache, la fama di Wittgenstein è legata specificatamente agli ambienti inglesi del Trinity College di Cambridge, dove collabora dal 1911 al 1914 con Bertrand Russell. Successivamente, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si arruola volontariamente nell’esercito austriaco e va a combattere sia sul fronte russo che su quello italiano: qui guadagna diverse onorificenze e medaglie al valore militare. Nel 1918 viene imprigionato a Trento e internato in un campo di prigionia vicino Cassino, in provincia di Frosinone. Nel 1919 rientra in Austria e si trasferisce successivamente a Cambridge, dove muore il 29 aprile del 1951.

Ludwig Wittgenstein – Opere

Le principali opere di Wittgenstein tradotte in italiano sono:

  • Tractatus logico-philosophicus, Einaudi, 1964
  • Ricerche filosofiche, Einaudi, 1967

WITTGENSTEIN, IL CIRCOLO DI VIENNA E IL METODO DELL’ANALISI LOGICA

Ludwig Wittgenstein è stato uno degli esponenti – insieme a Rudolf Carnap, Moritz Schlick e Otto Neurath – del Wiener Kreis, circolo di studiosi che, a partire dalla seconda metà degli anni Venti del Novecento, dibatte sulla crisi della scienza Ottocentesca e sullo statuto epistemologico di leggi e osservazioni empiriche.




Principale progetto del Circolo di Vienna riguarda l’unificazione della scienza tout court, oltre che la critica di ogni metafisica e l’attenzione per l’analisi logica del linguaggio. È proprio quest’ultima, con il suo metodo, a permettere di scartare le proposizioni metafisiche che, poiché prive di senso, non possono essere verificate empiricamente. Così le uniche proposizioni che hanno senso, secondo gli autori del Circolo di Vienna, sono proprio quelle suscettibili di verifica empirica.

Il progetto del Circolo di Vienna presuppone pertanto la possibilità di una corrispondenza univoca tra ogni espressione linguistica e il suo referente nella realtà: le espressioni sarebbero allora “raffigurazioni” della realtà stessa. E il metodo dell’analisi logica – con le sue caratteristiche di precisione, esattezza e rigore – è capace di portare a compimento quella concezione scientifica del mondo propria del Wiener Kreis, la quale prevede l’integrazione di empirismo e razionalismo: l’integrazione tra un modello che attribuisce all’esperienza il fondamento della conoscenza e uno che, al contrario, sostiene la priorità conoscitiva della ragione, può dunque portare a compimento – secondo quest’ottica – la suddetta concezione del mondo, che sia, nel senso più alto e puro del termine, scientifica.

Tale lavoro di integrazione tra empirismo e razionalismo è svolto in prima istanza proprio da Ludwig Wittgenstein, il quale sostiene che gli enunciati della logica sono affermazioni vere incondizionatamente, per cui queste possono tranquillamente coesistere con le affermazioni empiriche. Tuttavia, allontanandosi dal principio ispiratore del Wiener Kreis, egli sostiene che nel linguaggio ordinario le parole abbiano diversi significati, dipendenti dal contesto in cui vengono di volta in volta utilizzate; il tentativo di ridurre ogni parola a un solo significato risulta quindi, secondo l’Autore, inapplicabile.

LA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO di Ludwig Wittgenstein

Il Tractatus logico-philosophicus, scritto nelle trincee sul confine italiano, è essenzialmente un trattato di logica. Il progetto di Wittgenstein è quello di fornire un impianto logico a quello che è il linguaggio ordinario, nel senso di poter individuare e poi escludere all’interno di questo – sulla scorta di quello che è l’intento generale del Circolo di Vienna – tutte quelle proposizioni che non sono suscettibili di verificazione e che sono dunque prive di un significato che sia accertabile empiricamente.

Secondo Wittgenstein il significato delle parole è definito dal loro uso in situazioni e cerchie sociali concrete e, poiché spesso l’individuo si può trovare in cerchie e situazioni diverse, diversi e molteplici sono anche i significati che egli dà alle parole. Queste vengono allora usate in base a differenti giochi linguistici e comprenderle significa essenzialmente conoscere le regole del gioco in cui vengono utilizzate: tali regole sono sostanzialmente delle pratiche quotidiane. Anche il linguaggio stesso è una pratica, ovverosia un’attività che viene svolta dagli esseri umani in società.

Il punto importante è che, anche all’interno di una stessa comunità linguistica, le parole possono essere usate in giochi linguistici che sono sia diversi sia impermeabili l’uno all’altro: ciò significa che spesso le parole utilizzate non sono immediatamente traducibili tanto tra soggetti diversi quanto tra lingue differenti. Questo punto comporta, nello specifico per le scienze sociali, due conseguenze:

  • il ruolo del linguaggio nelle società viene in primo piano: la lingua è lo strumento di cui gli uomini si servono per comprendersi tra loro relativamente alle attività in cui sono coinvolti;
  • non è affatto scontato che i concetti che hanno senso in una cultura abbiamo lo stesso senso in un’altra e siano quindi adeguati per comprenderla.

Queste considerazioni – che conducono a una rivalutazione del ruolo del linguaggio per come questo era inteso fino a Wittgenstein – hanno dato luogo nel corso della seconda metà del Novecento a ciò che molti autori hanno definito “svolta linguistica” nelle scienze sociali, la quale è stata caratterizzata nel suo emergere dal progressivo spostamento della riflessione filosofica dalla dimensione soggettiva della mente a quella oggettiva del linguaggio.

Danilo Boriati
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Danilo Boriati (Isernia, 1986) è sociologo professionista e ricercatore sociale. Laureatosi cum laude in “Sociologia e Ricerca Sociale” presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza“, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche (curriculum in “Scienze sociali, politiche e della comunicazione”) presso l’Università degli studi del Molise, dove è attualmente professore a contratto, assegnista di ricerca e cultore della materia in diversi insegnamenti sociologici. Nelle sue ricerche si è occupato di diversi temi, tra i quali principalmente nuove tecnologie, relazioni sociali e web, consumi. Tra le sue pubblicazioni vi sono monografie, articoli scientifici e saggi a carattere sociologico.