Ne “La città nell’economia globale” (2004), Saskia Sassen analizza la “città globale”, un nuovo concetto teorico per studiare le città come luoghi di intersezione tra globale e locale, centro nodale per commerci, finanza, banche, dimostrando come molte metropoli mondiali si sono sviluppate all’interno dei mercati transnazionali e hanno similarità tra loro che con i rispettivi contesti regionali o nazionali.
Le tecnologie informatiche contribuiscono alla concentrazione spaziale, giacchè rendono possibile la dispersione territoriale e l’integrazione di varie attività. Tali strutture tecnologiche si rendono disponibili e stimolano l’accentramento degli utenti più avanzati nei centri di telecomunicazioni più evoluti. Essi richiedono la produzione di servizi specializzati, un’infrastruttura di telecomunicazioni e la fornitura di servizi industriali. Le principali città sono quelle che servono e finanziano gli scambi internazionali, investimenti esteri ed operazioni delle sedi delle multinazionali.
Le città globali diventano luoghi in cui vi sono quantità di potere economico. I lavoratori più qualificati vedono alti stipendi, mentre quelli meno classificati vedono cadere le loro remunerazioni. I servizi finanziari producono superprofitti, quelli industriali riescono quasi a sopravvivere. La geografia della centralità e della marginalità si manifesta nei paesi sviluppati e nelle loro maggiori città.
La marginalità si manifesta in vari contesti geografici e si osservano forme di periferizzazione nel centro della città nei paesi sviluppati in aree commerciali più costose del mondo. Anche le nuove forme di crescita urbana implicano crisi come la violenza nei ghetti degli immigrati dei sobborghi o le nuove forme di potere sulla città. Le città sono luoghi in cui opera il sistema economico, differenziandosi in due operazioni:
1) nella globalizzazione e localizzazione, in cui le città sono luoghi strategici che accentrano le funzioni di comando, mercati globali e industrie di servizi avanzati alla produzione;
2) nelle attività di routine nelle industrie dominanti, la finanza ed i servizi specializzati sono a bassa retribuzione e svolti da donne ed immigrati.
La struttura economica ha eseguito variazioni nell’organizzazione del lavoro che si riflette in uno spostamento dell’offerta di lavoro, legata ad una polarizzazione nella distribuzione del reddito fra lavoratori e composizione dell’occupazione.
Le industrie dinamiche sono caratterizzate da lavori in corrispondenza degli estremi superiori e inferiori dal punto di vista salariale, infatti i lavoratori dei servizi di produzione, sono meno pagati ed altri hanno retribuzioni molto più elevate.
Nella città si concentra la “diversità”. Nei suoi spazi domina la cultura aziendale e varie culture ed identità, portate dall’immigrazione. Vi è un’infrastruttura dei posti di lavoro e attività scarsamente remunerate e non professionali, che costituiscono l’economia delle corporations. La globalizzazione è quindi un processo che coinvolge varie economie e culture del lavoro.
Se da un lato, nella città vi è un potere aziendale e sono uno dei luoghi chiave per l’ipervalorizzazione dell’economia aziendale, dall’altro, vi è una grande quota di soggetti svantaggiati e sono il luogo chiave della loro de valorizzazione. Ciò ha luogo in un contesto in cui l’internalizzazione dell’economia è progredita e le città sono viste come strategiche per il capitale globale, e fasce di popolazioni emarginate esprimono una loro rappresentanza ed imprimono diritti sulla città.
Il centro è un luogo di potere che esercita un controllo globale e produce alti profitti, la marginalità, invece, trova la sua forza grazie alle nuove politiche della cultura e identità. Molti settori de valorizzati dell’economia hanno cruciali funzioni per il centro, rilevante in un sistema economico globalizzato, alla città ed in tutti quei settori trascurati, basati sul lavoro delle donne, immigrati e, negli Stati Uniti, degli afro-americani e dei latino-americani.
Opere di Saskia Sassen
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