Biografia e Pensiero
Claude Levi Strauss nasce a Bruxelles da genitori francesi e di religione ebraica. Molto giovane si trasferisce, insieme alla famiglia, a Parigi, dove studia legge e filosofia, laureandosi nel 1931.
Le sue posizioni filosofiche furono molto critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualiste della filosofia francese del periodo fra le due guerre, soprattutto perché egli riconosce in sé stesso un’esigenza di concretezza che lo porta in direzioni completamente nuove. Scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell’etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto e innovatore sull’uomo.
La sua carriera di etnologo ha inizio quando viene invitato ad insegnare sociologia a San Paolo del Brasile, dove vi resterà fino al 1939. Questa sarà l’occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo. Qui compie alcune indagini etnologiche sul campo, compiendo spedizioni in Amazzonia e nel Mato Grasso. Entrò in contatto con le popolazioni indie del Brasile che divennero l’oggetto delle sue ricerche sul campo.
Tornato in Francia, viene mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941 è costretto ad allontanarsi, recandosi negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali. Sarà fino al 1947 consulente culturale presso l’ambasciata di Francia a Washington. Gli anni trascorsi in America furono per Lévi Strauss molto importanti per la sua formazione. Ha modo di collaborare con il linguista Jakobson, mettendo a punto il suo metodo di indagine strutturalista. Attualmente, infatti, sia Lévi Strauss sia Jakobson sono considerati le figure centrali dello strutturalismo.
Nel 1948 ritorna a Parigi. Nello stesso anno consegue il dottorato alla Sorbona, con una tesi maggiore e una minore, come prevede la tradizione in Francia, dal titolo “The family and social life of the Nambikwara Indians” e “The elementary structures of kinship”. Quest’ultima viene pubblicata l’anno seguente esaminando le strutture logiche che vengono a formarsi nelle relazioni tra i vari componenti. Mentre, tra gli antropologi inglese, Alfred Reginald Radcliffe-Brown sosteneva che la parentela era basata sulla discendenza di un comune antenato, Lévi Strauss sosteneva che la parentela era basata sull’alleanza tra due famiglie che si viene a creare quando una donna proveniente da un gruppo sposa un uomo appartenente ad un altro gruppo.
Diviene noto al grande pubblico per la sua opera “Tristi Tropici” del 1955, dove consacra la sua vita allo studio dei popoli primitivi, ai simboli e alle strutture di gruppo. Essenzialmente si tratta di un diario di viaggio nel quale annota le sue impressioni unite ad alcune considerazioni sul mondo primitivo amazzonico, che risalgono al periodo intorno al 1930 quando espatriò dalla Francia.
Nel 1959 viene nominato alla cattedra d’antropologia sociale del College de France; fonda il laboratorio d’antropologia sociale e la rivista L’Homme, per poter pubblicare i risultati delle sue ricerche.
Il lavoro più importante di Claude Levi Strauss
Nel 1962 pubblica quello che per molti venne ritenuto il suo più importante lavoro “Pensée Sauvage”, dove in una prima parte viene delineata la teoria della cultura della mente e in una seconda parte si delinea una teoria del cambiamento sociale. Questa questo parte portò Lévi Strauss in un acceso dibattito con Sartre riguardo alla natura della libertà umana.
Importanza del lavoro di Claude Levi Strauss
Verso la metà degli anni ’60 realizzò un grande progetto, un’opera suddivisa in quattro volumi, intitolata “Mythologiques”, dove Lévi Strauss analizza tutte le variazioni dei gruppi del Nord America e del Circolo Artico esaminando, con una metodologia tipicamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi.
Muore a Parigi all’età di 100 anni nel 2009. L’operato di Claude Lévi Strauss segnò l’ingresso dell’antropologia nel campo delle scienze sociali francesi nel corso degli anni ’60 e partecipe della corrente di idee definita usualmente come strutturalismo; approccio questo fondato sul chiarimento del funzionamento dello spirito umano. Ad oggi è considerato, in antropologia, il massimo teorico dello strutturalismo.
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