Introduzione a Herbert Blumer
Herbert George Blumer è stato un sociologo statunitense e ha il merito di aver concepito il termine interazionismo simbolico nel 1937. Lui stesso lo descrive come “un neologismo un po’ barbaro che ho coniato in modo improvviso” in un articolo scritto su “Man and Society”. Il termine ha, in qualche modo, fatto presa e ora è di uso comune. Benché Blumer sia considerato, il leader intellettuale di tale approccio, tuttavia egli deve molto al suo maestro, Mead, che ne ha sostanzialmente influenzato il pensiero generale; contributo che fu per quest’ultimo ricostruito essenzialmente da sociologi, nonostante egli fosse uno psicologo sociale,
Vita di Herbert Blumer
Blumer nasce nel 1900 a Saint Louis, nel Missuori. Studiando privatamente, entra nell’università di Missouri e dopo la laurea ne diviene un’insegnante. Successivamente, nel 1925, si trasferisce nell’università di Chicago. Qui segue le lezioni di Mead rielaborando le teorie sulla socialità del sé, dando così vita a quello che verrà chiamato interazionismo simbolico.
Il pensiero di Blumer venne influenzato da altri sociologi, quali Thomas, Park e Faris che lavorarono con lui a Chicago. Molti dei loro interessi di ricerca si fondavano sui problemi della grande città moderna. Le conclusioni teoriche alle quali giunsero ci servono per comprendere più approfonditamente il pensiero stesso di Blumer. Infatti, queste furono più strutturali che microinterazionalistiche. Ma lo stesso Thomas accentuò un elemento volontaristico che ben si adattava al pensiero di Mead.
Pensiero di Herbert Blumer
Nel volume “The Child in America”, Thomas scrisse una breve frase che in seguito divenne celebre prendendo il nome di teorema di Thomas: “se gli uomini definiscono reale una situazione, essa sarà reale nelle sue conseguenze”. Ed è qui che il pensiero di Blumer si avvicina molto al pensiero di Thomas: la vita sociale ha la caratteristica che tende a diventare ciò che la gente pensa che sia.
Blumer affianca come assistente il suo maestro, Mead, fino al 1931, successivamente, su sua stessa richiesta, prese la sua cattedra, dove insegnerà per circa ventisette anni. Sotto le tendenza della scuola di Chicago, Blumer amplia il concetto del sistema di Mead, ma in una direzione del tutto opposta. Infatti Blumer sosteneva come il sé fosse incanalato in un insieme di ruoli sociali e da essa prende l’avvio la cosiddetta Teoria del ruolo sociale.
Quindi, l’interazionismo simbolico di Blumer si avvicina molto più alla “definizione della situazione” di Thomas che al pensiero di Mead che, invece, segue il comportamentismo di Watson, e si differenzia molto dalla posizione dei teorici del ruolo che cercavano di cristallizzare Mead in un insieme deterministico di leggi esplicative.
Blumer solo nel 1952 si trasferisce all’università di Berkeley, in California, dove divenne direttore del dipartimento di sociologia appena formatosi. Solo nel 1967 andò in pensione, e rimase professore emerito fino al 1986, anno prima della morte.
Nel 1969 pubblica la sua opera più conosciuta “Interazionismo simbolico: prospettiva e metodo”, nel quale possiamo riscontrare il pensiero di fondo della teorizzazione di Blumer. Egli sostiene che le azioni individuali e collettive riflettono il significato che le persone attribuiscono alle cose, che è generato nel contesto della vita di gruppo. Infatti, Blumer credeva che la società fosse creata dagli stessi individui con le loro interazioni sociali, conseguendone che quella realtà sociale esiste nel contesto dell’esperienza umana.
Gli individui sono visti come gli artefici della propria condotta, come coloro che valutano, interpretano, definiscono e progettano le loro azioni. Quindi, più che passivi colpiti da forze esterne, l’interazionismo simbolico sottolinea anche i processi attraverso i quali gli individui prendono le decisioni e formano le proprie opinioni. Seconda la sua teoria, l’interazione fra individui è basata su azioni autonome orientate secondo il significato soggettivo che gli autori attribuiscono agli oggetti sociali, ovvero i simboli.
Secondo questo modo di pensare, la forma che assume l’interazione emerge dalla particolare situazione contingente, e questo in contrasto con quello che Blumer chiama l’approccio “a camicia di forza” del funzionalismo, il cui accento sulle norme implica che la maggior parte delle interazioni siano prefissate.
Conclusioni su Herbert Blumer
Blumer viene anche ricordato per la critica negativa a ricerche sociali positiviste. Riteneva che i metodi positivisti applicare alla ricerca sociale portavano a risultati solo parziali, dato che ignoravano totalmente i processi di interazione e di formazione del senso.
In particolare, Blumer nel 1939, opera una critica alla famosa opera di Thomas e Znaniecki “Contadino polacco”, sostenendo come gli autori avessero fatto confusione fra “atteggiamento” e “valore”, dato che nell’intera opera lo utilizzavano come se fossero sinonimi. Proprio questo rendeva agli occhi di Blumer la loro opera alquanto inaffidabile.
Era alquanto difficile distinguere fattori oggetti vi e fattori soggettivi tra loro correlati. A seguito della stessa critica, lo stesso Thomas, a distanza di tempo dalla pubblicazione dello scritto, circa vent’anni, dovette convenire con le critiche dello stesso Blumer.
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