Biografia e pensiero di Louis Wirth
Louis Wirth è stato un sociologo di origine tedesca, nato a Gemünden il 28 agosto 1897.
Insegnò nelle Università di Chicago e fu uno dei maggiori esponenti della Scuola di Chicago di sociologia (scuola dell’ecologia sociale urbana), ovvero, la prima scuola di sociologia urbana negli Stati Uniti d’America, collaborando con i sociologi Robert Park ed Ernest Burgess. Tale scuola affrontò, per la prima volta, uno studio della città dal punto di vista sociologico tramite uno studio empirico della società urbana.
I suoi studi si occuparono, e da qui ne derivò la sua notorietà, di dare una definizione simbolicamente sociologica di città, mettendo in luce tutti gli elementi riguardanti l’urbanesimo, come modo distintivo di vita. Nei suoi studi, l’analisi si concentrò sull’isolamento di tre variabili sociali: dimensione dell’insediamento, densità ed eterogeneità.
Si trattò quindi di un modello urbano in cui i tre fattori sociali furono considerati variabili indipendenti e la personalità dell’abitante variabile dipendente. L’analisi si concentrava su un continuum tra urbano e rurale, in cui le differenze esistenti tra i due insediamenti dovevano essere determinate empiricamente.
Nella sua opera più importante, “Il ghetto” (1927), Wirth descrive il ghetto come “contenitore” di quelle aree culturali locali che sono sorte col tempo o che sono state da essi volontariamente scelte o sviluppate. Quelle aree in cui risiede il gruppo più povero e più arretrato, oppure il quartiere risieduto da immigrati. Il ghetto, come istituzione, riveste interesse perché rappresenta un caso prolungato di isolamento sociale, il risultato dello sforzo di un popolo che cerca di adattarsi, almeno esteriormente, agli stranieri tra cui si è stabilito.
Il ghetto come forma di reciproco adattamento tra gruppi differenti di popolazione, mediante cui un gruppo si è sostanzialmente subordinato a un altro. Dal punto di vista amministrativo, il ghetto serviva come strumento di controllo. Per il sociologo il ghetto rappresenta uno studio della natura umana, rivela i vari e sottili motivi che conducono gli uomini ad agire così come agiscono. Non è solo un fatto fisico, ma una forma mentis.
Atteggiamenti di distanza sociale, ostilità ed esplosioni di violenza di cui è piena la storia del ghetto, sono frizioni e conflitti a cui dà luogo la convivenza di gruppi culturali diversi. In ogni comunità si sviluppa un processo di specializzazione e di integrazione, il cui risultato è la divisione del lavoro e la cooperazione che connettono in unità la vita entro un’area e che ne danno ad essa, un carattere organizzato.
l ghetto presenta lo sviluppo di tale comunità nei più minuti particolari, offrendo l’occasione per osservazioni e generalizzazioni. “Un popolo che è vissuto in un ghetto non è capace di uscirne fuori semplicemente perché le sue porte sono state abbattute, né di cancellare il marchio impresso sulla sua anima mettendo via il distintivo giallo, poiché l’isolamento dal mondo esterno è giunto a sembrare la legge della loro esistenza” (Wirth 1968, p.99).
Se è difficile descrivere in modo adeguato le caratteristiche fisiche del ghetto come area naturale, le sue caratteristiche culturali sono inconfondibili: il ghetto è una comunità culturale, di cui ne viene illustrato un altro fenomeno della vita della comunità locale, che sta alla base della segregazione delle aree del vizio, dei quartieri dei locali notturni.
Se confrontiamo la città medievale con la comunità urbana, troviamo che le due strutture hanno qualcosa in comune, cioè la separazione della popolazione in classi e gruppi professionali distinti. Come esisteva un ghetto naturale e volontario, prima che esso fosse stabilito dalla legge, così le aree del vizio esistevano prima che i regolamenti di polizia confinassero le prostitute in apposite zone; così pure i centri commerciali sono sorti prima che gli urbanisti e i piani regolatori prendessero conoscenza di queste specializzazioni dell’economia urbana.
E come il ghetto persiste per lungo tempo dopo che è stato abolito dalla legge, così il quartiere del vizio continua a esistere per molto tempo dopo che il popolino, virtuosamente indignato, ha placato la sua coscienza con la convinzione che il vizio è stato espulso dalla città. “Un piano regolatore avrà successo solo in misura di fattori sociali ed economici, e riconoscere il fatto che queste aree sono il prodotto di uno sviluppo naturale più che di un progetto deliberato. L’istituzione del ghetto non è solo la testimonianza storica di un popolo, ma è pure una manifestazione della natura umana e di uno specifico ordine sociale” (Wirth 1968, pp. 225-226). Muore a Buffalo, il 3 maggio 1952.
OPERE di Louis Wirth
- Il ghetto, 1927;
- Saggi raccolti in Vita di comunità e sistema sociale: “L’urbanesimo come modo di vita”, 1956.
- Il carattere esistenziale delle norme - 25 Maggio 2019
- Come R-esistere al degrado ? - 5 Gennaio 2019
- Analisi organizzativa nella Scuola Neoistituzionalista - 10 Ottobre 2018