Diego Fusaro | Filosofo Italiano

Diego Fusaro

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Diego Fusaro (Torino, 15 giugno 1983) è un filosofo e saggista italiano. Laureato in Filosofia della Storia nell’anno 2005 e nell’anno 2007 in Filosofia e Storia delle idee con una tesi su Karl Marx presso l’Università degli Studi della città di Torino. Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in Filosofia della storia. Come filosofo è ricercatore a tempo determinato presso la stessa Università.

Nei suoi scritti dati alla pubblicazione, Diego Fusaro ha trattato il pensiero di Marx con una visione neoidealista, criticando il sistema capitalistico, come fa sovente in apparizioni televisive ed interviste. La sua ricerca filosofica è quella di dimostrare con i suoi interventi le contraddizioni del sistema capitalistico stesso e della condizione dell’uomo postmoderno. Sua area di impegno intellettuale è anche la storia delle idee. Nel suo percorso Diego Fusaro sta calcando le orme del filosofo italiano Costanzo Preve. Si è occupato, più che di altri, in particolar modo di autori come Reinhart Koselleck, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Johann Gottlieb Fichte, Karl Marx, Antonio Gramsci e Giovanni Gentile.

Ha sempre suscitato interesse il suo sito sulla filosofia attivo dal 2000, indirizzo Web www.filosofico.net, ricco di monografie e spunti sul mondo dei filosofi antichi e contemporanei. Il portale sulla filosofia di Diego Fusaro, da lui aperto quando aveva poco più di 16 anni, sull’onda della passione e dell’entusiasmo per la filosofia,  “Filosofico.net”, è un sito per mettere la filosofia in rete, a disposizione di appassionati, esperti e studenti.

Filosofico.net oggi è un veroproprio manuale della storia della filosofia online, in continuo aggiornamento, arricchito da dibattiti e link interni. Una comunità filosofica virtuale, dove scambiare opinioni dialogando e vivendo al fianco dei grandi filosofi della storia, che regalano continui spunti sull’arte di vivere.

Dal 20 giugno 2015 Diego Fusaro cura un blog per la versione online de Il Fatto Quotidiano.

Opere di Diego Fusaro

·       Filosofia e speranza. Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx, Padova 2005
·       La farmacia di Epicuro. La filosofia come terapia dell’anima, Padova 2006
·       Marx e l’atomismo greco: alle radici del materialismo storico, Padova 2007
·       Karl Marx e la schiavitù salariata: uno studio sul lato cattivo della storia, Padova 2007
·       Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario, Milano 2009
·       Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita, Milano 2010
·       Minima Mercatalia. Filosofia e capitalismo, Milano 2012
·       L’orizzonte in movimento. Modernità e futuro in Reinhart Koselleck, Bologna 2012
·       Coraggio, Milano 2012
·       Idealismo e prassi. Fichte, Marx e Gentile, Genova 2013
·       Il Futuro è nostro. Filosofia dell’azione, Milano 2014
·       Fichte e l’anarchia del commercio. Genesi e sviluppo di «Stato commerciale chiuso», Genova 2014
·       Antonio Gramsci, Milano 2015.

Links su Diego Fusaro

Curriculum sul sito Filosofico.net
Blog di Diego Fusaro su il Fatto Quotidiano

Azienda totale. Sull’aziendalizzazione del sociale e della vita

Il capitalismo dissolve l’eticità (Famiglia, Lavoro, Scuola)

Interessi di ricerca di Diego Fusaro

Tratto da
http://www.unisr.it/k-teacher/fusaro-diego

I suoi interessi di ricerca orbitano intorno alla formulazione e all’esercizio di una “storia critica delle idee”, intesa come disciplina che dirige la sua attenzione diacronicamente sulle faglie e sulle discontinuità che si generano nella trasmissione delle forme culturali e simboliche di una data cultura, e, sincronicamente, sul nesso che viene a instaurarsi in ogni momento storico tra il pensiero e i codici culturali, da una parte, e le condizioni materiali della produzione e del potere, dall’altra, mostrandone la fitta rete di coimplicazione e assumendo come proprio privilegiato oggetto d’analisi la “zona di scambio” tra idee e realtà, tra costellazioni concettuali e costellazioni socio-politiche.

In questa prospettiva, la sua ricerca si sofferma, per un verso, sulla galassia degli autori che hanno provato a elaborare un metodo per la storia delle idee, delle metafore e dei concetti (Foucault, Blumenberg, Koselleck) e, per un altro verso, sulle origini, sulle formazione e sugli slittamenti semantici del concetto di “storia” dall’antichità ad oggi. Le sue attenzioni sono attualmente rivolte, inoltre, all’idealismo tedesco, ai suoi preparatori (Spinoza) e ai suoi continuatori (Marx).

Citazioni da Minima Mercatalia

  • Fondato sulla menzogna, il comunismo non poteva che crollare miseramente. Si trattava, peraltro, della menzogna più grande, perché negava la verità sulla natura sociale del sistema in questione: incardinato su di una nuova e spietata società classista divisa in maniera castale in dominati e dominanti, si era falsamente contrabbandato come l’edenico inizio di una società senza classi. (p. 31)
  • Occorre ora insistere sulla necessità di “ri-partire” da Hegel, dalla sua visione olistica e veritativa, imprescindibile tanto per operare una ricostruzione fenomenologica dello spirito del capitalismo, quanto per demistificare le contraddizioni che infettano il nostro tempo. (p. 55)
  • Contro le apparenze e i luoghi comuni, capitalismo e borghesia si configurano come due determinazioni storiche e concettuali che non coincidono né sono sovrapponibili. Il primo si presenta come una totalità espressiva (un “mondo storico”, in termini hegeliani) che coincide con un anonimo meccanismo di riproduzione autoreferenziale e nichilisticamente volto all’autovalorizzazione illimitata; magnificamente espressa dal genere del “romanzo di formazione”, la seconda, invece, tipica della fase antitetica [del capitalismo], corrisponde a una precisa soggettività dialettica (Mozart, Hegel, Goethe e Marx sono soggetti borghesi ma non capitalistici), capace di maturare la coscienza infelice dell’impossibilità di conciliare lo sfruttamento schiavistico del capitalismo con i propri valori emancipativi universalistici di marca illuministica. (p. 275)
  • E nel momento in cui la sinistra smette di interessarsi a Marx, occorre smettere di interessarsi alla sinistra: il paradosso sta nel fatto che essa, che è il problema, continui ad autointerpretarsi come la soluzione. (p. 394)
  • La principale forma ideologica del nostro tempo (su cui poggiano la naturalizzazione del cosmo mercatistico e l’atrofizzazione del futuro) è l’ininterrotta neutralizzazione della categoria della possibilità dell’essere-diversamente, etichettando – questo il paradosso – come “ideologico” ogni tentativo di questo tipo. (p. 415)
  • L’odierno scenario globale si presenta come un’oligarchia crematistica con sovranità dell’economia sulla politica e, schmittianamente, neutralizzazione del politico. Il mondo che si santifica come democratico si configura così, per ironia della storia, come il capovolgimento dialettico della democrazia in dittatura del capitale finanziario transnazionale (o multinazionale). (p. 418)
  • Le stesse “ondate” della memoria si inscrivono in questa logica illogica di egemonia dell’integralismo del mercato anche sul piano sovrastrutturale. Con il loro uso selettivo del ricordo, esse sono quasi sempre finalizzate a sacralizzare la memoria di alcune specifiche tragedie del Novecento – i lager e i gulag in primis –, omettendone deliberatamente altre, con il duplice obiettivo di innocentizzare metafisicamente l’ordine neoliberale (non si spiegherebbe altrimenti la scandalosa assenza di un “giorno della memoria” specificamente consacrato al ricordo delle vittime di Dresda e delle due bombe atomiche) e di scoraggiare programmaticamente, tramite una demonizzazione a priori, ogni tentativo di superare l’ordine globalizzato (le tragiche esperienze dei gulag e dei lager vengono continuamente additate come il necessario approdo di ogni tentativo di questo genere). (pp. 427-428)
  • Il nesso simbiotico che connette le due istanze del congedo dalle utopie e dell’immodificabilità del reale si fonda non soltanto sulla già richiamata fine postmoderna delle “grandi narrazioni” e sulla delegittimazione dell’idea di verità, ma anche sull’istanza sinergica della retorico della demonizzazione preventiva di ogni trasformazione come utopia sanguinaria. (p. 455)
  • Integrando la diagnosi di Nietzsche con le istanze genealogiche marxiane, il nichilismo corrisponde all’assolutizzazione spaziale, temporale e simbolica della forma merce, e più precisamente alla ricaduta ideologica della generalizzazione della merce a tutte le sfere dell’esistenza, del pensiero e dell’immaginazione dei singoli come delle società. (p. 469)
Roberto Di Molfetta
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Roberto Di Molfetta, 1974, nativo di Salerno, da madre romana e padre di Ceccano (Frosinone), ha avuto parecchie città di residenza, ma deve la sua formazione soprattutto al periodo ventennale trascorso nel centro della Capitale. Laureato in Comunicazione alla Sapienza di Roma, si occupa ormai da anni di Web Marketing, ottimizzazione per i motori di ricerca e creazione di siti Web. Dal 2015 ha iniziato a pubblicare libri su vari argomenti: controinformazione, informatica, psicologia, temi politici. Contatti: [email protected] Sito Web: www.robertodimolfetta.it