Michel Foucault | Sociologo Francese

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Vita di Michel Foucault

Michel Foucault nacque a Poitiers in Francia nel 1926 e morì a Parigi nel 1984 all’età di 57 anni, a causa dell’AIDS. Fu un grande filosofo, sociologo, storico e saggista.

I suoi genitori volevano che diventasse medico, per seguire le orme del padre e del nonno, ma già da bambino deluse le aspettative familiari e si dimostrò non interessato a quel campo.

Nel 1940 venne mandato in un collegio di frati e ricevette, grazie alla madre, lezioni private di filosofia. Nel 1946 fu ammesso all’Ecole Normale Supérieure e studiò con Maurice Merlean-Ponty e con Louis Althusser. In quegli anni scoprì di essere omosessuale e, vivendo con disagio questa condizione, tentò per ben tre volte il suicidio e andò in analisi per un breve periodo.

Nel 1948 si laureò in filosofia e nel 1950 in psicologia. Ottenne vari incarichi universitari ed i suoi interessi culturali lo portarono a viaggiare spesso all’estero. Dal 1954 al 1958 insegnò francese all’Università di Uppsola in Svezia e successivamente diventò il direttore dell’istituto francese di Uppsola nel 1955. Conobbe Daniel Defert, sempre in quegli anni, e diventò il suo compagno per tutta la vita. Quando Defert dovette assolvere l’obbligo di leva in Tunisia, Foucault rifiutò un’offerta di lavoro in Giappone e lo seguì a Tunisi.




Egli tornò a Parigi alla fine degli anni ’60 e appoggiò le contestazioni studentesche che animavano la città. Con altri intellettuali (Domenach eVidal-Naquet) formò il G.I.P. , Gruppo delle Informazioni della Prigione, un’organizzazione che cercava di fornire ai prigionieri un modo per parlare e far sapere che cos’è il carcere. Nel 1971 iniziò a lavorare al College de France, dove tenne corsi di Storia dei sistemi di pensiero fino alla sua morte.

Il pensiero di Michel Foucault

Inizialmente l’interesse di Michel Foucault si concentra sull’epistemologia. Vuole, infatti, individuare le condizioni storiche in base alle quali la malattia e la follia si sono istituite come oggetti di scienza, portando alla costruzione di luoghi chiusi (la clinica e il manicomio) in cui si instaura un rapporto di dominio tra medico e paziente.

Nell’opera “Storia della follia nell’età classica” e nell’opera “Nascita della clinica” Michel Foucault affronta questo tema. La storia non è il risultato delle azioni coscienti degli uomini e il vero campo della ricerca storica è dato non da quel che gli uomini hanno fatto o detto, ma dalle strutture epistemologiche che di volta in volta determinano quale è il soggetto e l’oggetto della storia. Le varie epoche, infatti, sono caratterizzate da un’episteme, (letteralmente vuol dire scienza), concepita come sistema implicito, inconscio e anonimo di regole e di riflessioni su tali regole, il quale definisce lo spazio di possibilità entro il quale si formano e operano i saperi caratteristici di tale epoca. Il passaggio da un’episteme ad un’altra non è un processo continuo governato da una logica interna di sviluppo, ma avviene per salti e non si può spiegare. Portare alla luce l’episteme di ogni epoca è compito dell’archeologia.

Tra il 60’ e 70’, Michel Foucault inizia ad occuparsi di carcere ed è di questo periodo che pubblica la sua opera più famosa “Sorvegliare e punire”. Egli non è interessato al detenuto come persona, ma alle strategie di potere insite nell’istituzione della prigione. La sua analisi parte dall’ epoca dell’Ancien Regime, precedente la rivoluzione dei Lumi, segnata dalla pratica del supplizio che redimeva il criminale dal delitto commesso, punendolo in maniera esemplare. Il supplizio doveva essere impressionante e doveva essere osservato da tutti.




Durante il supplizio il criminale mostrava in pubblico il suo crimine, portandolo fisicamente sul suo corpo che diventava, così, l’obiettivo principale della pena. Questa spettacolarizzazione aveva la funzione sia di suscitare disprezzo e terrore nei confronti dei detenuti sia di ribadire che ogni reato era un attacco contro la persona del sovrano e la pena rappresentava una sua forma di vendetta personale.

Nell’epoca moderna segnata dalla rivoluzione industriale scompare il grande spettacolo della punizione fisica. Tra gli elementi che favoriscono questo passaggio, Michel Foucault individua il dissenso popolare verso quelle brutali pratiche. Nell’età moderna, inoltre, il reato o crimine non è più interpretato come offesa alla persona del re e al potere che detiene, ma viene considerato come un attacco a tutta la società. La pena inizia ad essere considerata come strumento di difesa della società. Muta, così, l’obiettivo della pena: trasformare e normalizzare il criminale, rendendolo capace di vivere rispettando la legge.

Per Michel Foucault, la nascita delle prigioni tradisce il progetto illuminista di addolcimento delle pene, imponendosi come unico modello di punizione. La punizione consisteva in un compresso impiego del tempo, una sorveglianza continua, un sistema di divieti e obblighi. Nell’analisi di Foucault, la prigione cattura l’individuo, lo manipola, diventando uno strumento di potere degli Stati.

Michel Foucault considera il modello del Panopticon, ideato da Jeremy Bentham, come paradigma della società moderna. Bentham aveva creato un metodo di sorveglianza totale sui corpi dei detenuti e nelle vesti di ingegnere aveva progettato tecniche architettoniche per sorvegliare un gran numero di persone con un unico sorvegliante, il quale poteva osservare tutti i detenuti senza permettere a questi di capire se fossero in quel momento controllati o no. Nonostante ci si è resi conto che i principi correzionali moderni sono stati un fallimento, poiché non hanno portato ad una riduzione dei tassi di criminalità, le prigioni continuano ad esistere perchè sono funzionali al mantenimento del potere. Producendo una classe delinquenziale ben definita, la prigione, infatti, consente che i delinquenti abituali siano noti alle autorità e vengano controllati e tenuti sotto sorveglianza da parte della polizia.

Tutto è potere nella concezione sociale di Michel Foucault. Negli studi sulla sessualità,che sono raccolti nell’opera “Storia della sessualità”, Foucault rinnega lo schema freudiano/marcusiano della repressione sessuale della società occidentale. Il potere non reprime, ma produce i meccanismi della verità. La sessualità occidentale è sottoposta ad un controllo produttivo, propositivo, piuttosto che meramente repressivo.

Michel Foucault pensa che ogni società ha il suo ordine della verità: essa accetta cioè determinati discorsi, che fa funzionare come veri. Sapere e potere sono indisgiungibili , in quanto l’esercizio del potere genera nuove forme di sapere e il sapere porta sempre con sè effetti di potere. Il potere di cui tratta Foucault è un potere impersonale, onnipresente, che opera tramite meccanismi anonimi all’interno della società. Sotto questa luce, il potere è un insieme di rapporti di forza, diffusi localmente, e così Foucault contrappone la propria microfisica del potere, che tende ad analizzare le varie strategie di soggiogamento, alla macrofisica, propria della teoria di Marx, che dà più spazio all’opposizione tra dominatori e dominati.

Si è sempre allo stesso tempo dominatori e dominati. I dispositivi di potere, attuando selezioni e interdizioni, impediscono il libero proliferare dei discorsi e originano una società disciplinare, che trova espressione nelle istituzioni del carcere, dell’ospedale, dell’esercito, della scuola, della fabbrica, dove sono attuate strategie di controllo, anche del corpo. Il sapere è anche un mezzo per sorvegliare e controllare le persone e viene introdotto il concetto di bio-potere, potere cioè che costruisce corpi, desideri ed i modi fondamentali della stessa vita.




OPERE

– Storia della follia nell’età classica;
– Malattia mentale e psicologia;.
– Raymond Roussel;
– Nascita della clinica: il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane oppure con sottotitolo Una archeologia dello sguardo medico;
– Le parole e le cose: un’archeologia delle scienze umane;
– Utopie. Eterotopie;
– L’archeologia del sapere;
– L’ordine del discorso: i meccanismi sociali di controllo e di esclusione della parola;
– Questo non è una pipa;
– Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello…;
– Herculine Barbin, detta Alexina B., una strana confessione: memorie di un ermafrodito;
– Sorvegliare e punire: nascita della prigione;
– Microfisica del potere: interventi politici;
– Storia della sessualità:
La volontà di sapere;
L’uso dei piaceri;
La cura di sé.

Valentina Romeo
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Mi chiamo Valentina Romeo, anno di nascita 1984, sono di origine calabrese e vivo ad Olbia. Dopo la maturità scientifica, mi sono trasferita a Roma ed ho frequentato la Facoltà di Sociologia presso l'Università "La Sapienza". Nel 2007 ho conseguito la laurea triennale in Sociologia - indirizzo Analisi dei processi culturali, interculturali e della comunicazione. Nel 2009 ho conseguito la laurea Magistrale in Scienze Sociali per le politiche, le risorse umane, l'organizzazione e la valutazione. Negli anni ho deciso di specializzarmi ulteriormente e così ho conseguito tre Master (in Criminologia Applicata e Psicologia Giuridica, in Gestione Risorse Umane ed infine in Sicurezza dei beni e delle informazioni centrata sul cliente). Attualmente lavoro nel settore assicurativo. La mia curiosità mi consente di acquisire sempre nuove conoscenze e di tenermi informata e aggiornata. Scrivo poesie e mi piace leggere. Contatti: Valentina Romeo romeovalentina.vr@gmail.com