Alexis de Tocqueville Sociologia di un sociologo ante litteram
Il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville – Alexis de Tocqueville (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) è stato un filosofo, politico e storico francese.
Alexis de Tocqueville nasce a Parigi il 29 luglio 1805. Il padre di Tocqueville era un realista prefetto che ha sostenuto la monarchia borbonica, il suo bisnonno era un aristocratico liberale ucciso durante la Rivoluzione francese, e sua madre era una devota cattolica romana che ha fortemente sostenuto il ritorno del Regime.
Gli impegni del padre di Tocqueville come prefetto delle diverse città ha fatto sì che vivesse lontano dalla famiglia per gran parte della giovinezza. In assenza del padre, l’abate Lesueur era il suo tutore. All’età di 16 anni Tocqueville entrò nella Royal College a Metz per studiare filosofia. Durante questo periodo Tocqueville cominciò ad avere dubbi circa il ruolo dell’aristocrazia nel governo francese e subì una profonda crisi religiosa che lo avrebbe segnato per il resto della sua vita. Dopo aver terminato al Royal College all’età di 18 anni, Tocqueville si trasferì a Parigi dove studiò legge.
Nel frattempo, la carriera del padre di Tocqueville era costantemente avanzata fino a quando, nel 1826, divenne prefetto di Versailles (la prefettura più influente in Francia) e nel 1827 fu nominato Pari di Carlo X. Allo stesso tempo, Tocqueville ha ricevuto un incarico di apprendista magistrato presso la corte di Versailles. Durante questo periodo Tocqueville ha cominciato ad avere sempre più simpatie liberali a causa della sua convinzione che il declino dell’aristocrazia era inevitabile.
La rivoluzione di luglio del 1830, in cui Carlo X abdicò e Luigi Filippo salì al trono, ha avuto forti ripercussioni sulla vita di Tocqueville. Come risultato della rivoluzione, il padre di Tocqueville perdette la sua nobiltà e la posizione di Tocqueville in Francia divenne precaria. Vedendo che la Francia si stava muovendo verso la democratizzazione crescente, guardò negli Stati Uniti come modello politico. Con il pretesto di voler studiare le riforme carcerarie in America, Tocqueville ottenne il permesso di recarsi lì al fine di acquisire la conoscenza della politica americana, la conoscenza che sperava di utilizzare al fine di influenzare lo sviluppo politico della Francia. Dopo il suo viaggio in America, Tocqueville visitò l’Inghilterra per studiare il sistema di governo inglese.
Nel 1835, la prima parte della Democrazia in America era stata pubblicato. Con una considerazione molto positiva e ottimistica del governo americano e della sua società, il libro fu molto ben accolto in tutta Europa. Tocqueville l stesso anno sposò Maria Motley, un’inglese. Il matrimonio fu uno scandalo per la famiglia di Tocqueville perché Maria Motley era considerata di nascita inferiore. la madre di Tocqueville morì nel 1836.
Dopo la morte di sua madre Tocqueville rientrò nell’attività politica. Nel 1837 corse per la Camera dei Deputati ma perdendo, soprattutto a causa del retroterra nobile. L’anno successivo fu nominato alla Legione d’Onore per la democrazia in America, e nel 1839 fu eletto alla Camera.
Nel 1840 la seconda parte della Democrazia in America fu pubblicata. Questo volume è notevolmente più pessimista rispetto al primo, avvertendo del pericolo del dispotismo e la centralizzazione governativo, e applicando le sue idee e critiche in modo più diretto in Francia. Di conseguenza, non è stato ricevuto come fu invece la prima parte, tranne in Inghilterra dove è stato fortemente acclamato.
Tocqueville nel 1841 fu eletto all’Accademia francese e l’Accademia delle Scienze morali e politiche. Nello stesso anno ha visitato l’Algeria, colonia francese, e aspramente criticato l’esercito francese e la burocrazia del paese.
Alla Camera dei Deputati, Tocqueville sostenne l’espansione della potenza navale nello sfidare il dominio britannico e il ruolo dell’insegnamento della Chiesa cattolica in una disputa tra la Chiesa e l’Università. Questo atto è stato coerente con le credenze che descrisse “La democrazia in America” per quanto riguarda l’importanza della religione in una democrazia. Dal punto di vista politico, Tocqueville si stava muovendo sempre più verso sinistra. Divenne uno dei proprietari del giornale radicale Le Commerce nel 1844, ma lasciò il giornale l’anno successivo a causa del suo fallimento finanziario immanente. Tocqueville tenne un discorso all’inizio del 1848 predicendo lo scoppio di una rivoluzione, ma il suo avvertimento fu ignorato.
Tocqueville si era opposto alla Rivoluzione del 1848, ma lavorò per aiutare a formare il nuovo governo all’indomani della rivoluzione. E’ stato eletto all’Assemblea Costituente e ha contribuito a scrivere la costituzione della Seconda Repubblica. Tocqueville l’anno successivo fu eletto all’Assemblea legislativa e divenne Vice Presidente dell’Assemblea e Ministro degli Affari Esteri. Questa posizione non durò a lungo, però, perché il presidente Luigi Napoleone Bonaparte lo licenziò quello stesso anno. Dopo il suo licenziamento Tocqueville subì un crollo fisico e andò in Italia per rimettersi in salute.
Tocqueville tornò a Parigi nel 1851, prima del colpo di stato di Luigi Napoleone. Fortemente contrario al colpo di stato, Tocqueville fu incarcerato per breve tempo e poi escluso dai pubblici uffici per essersi rifiutato di giurare fedeltà al nuovo regime.
Esclusi dalla vita politica, Tocqueville si concentrò sullo scritto “L’antico regime e la rivoluzione francese nel 1850”. Questo lavoro è un resoconto della storia francese che porta fino alla rivoluzione francese del 1789 che mette in risalto i fattori che hanno portato al fallimento della Rivoluzione.
Nel 1856 morì il padre. Solo pochi anni dopo, il 16 aprile 1859, Tocqueville morì di tubercolosi. I suoi Ricordi sono stati pubblicati postumi nel 1893.
OPERE DI ALEXIS DE TOCQUEVILLE (IN EDIZIONE ITALIANA)
* ”La democrazia in America”. Utet, Torino, 1968
* ”Del sistema penitenziario negli Stati Uniti e della sua applicazione in Francia”.
* ”Quindici giorni nel deserto”. Sellerio, Palermo, 1989
* ”L’amicizia e la democrazia”. Edizioni Lavoro, 1987
* ”Ricordi”. Editori Riuniti, Roma, 1991
* ”Scritti, note e discorsi politici 1839-1852”. Bollati Boringhieri, Torino, 1994
* ”L’antico regime e la rivoluzione”. Rizzoli, Milano, 1996
* ”Democrazia e povertà”. Ideazione, Roma, 1998
* ”Democrazia, libertà e religione: pensieri liberali”. Armando, Roma, 2000
Alexis de Tocqueville – Sociologia della politica – Le idee di Tocqueville
Nella sua descrizione delle istituzioni del più giovane Stato del suo tempo, gli Stati Uniti, Tocqueville si è rivelato come uno dei più grandi pensatori politici del XIX secolo. Definendo le condizioni morali ed intellettuali del regime democratico, dove si combinano le virtù le più contraddittorie e fondamentali della vita sociale – la libertà e l’uguaglianza – egli ha proposto una visione profetica dell’ideale politico per i secoli a venire, ed in particolare per il nostro.
Le idee di Tocqueville sono quelle di un grande liberale proclive alla giustizia e la cui preoccupazione è talora di restare fedele alla sua famiglia ed alle sue origini, ma di ricercare costantemente quel regime che dopo la rivoluzione fosse il più giusto. È stato tutta la sua vita segnato dall’orrore delle rivoluzioni e di qualsiasi forma di tirannia.
L’esempio americano per Alexis de Tocqueville
Alexis de Tocqueville prende in prestito da Montesquieu il concetto di carattere nazionale: l’Inghilterra è una nazione vecchia, il cui regime si basa sull’aristocrazia. Gli Stati Uniti sono una nazione nuova; emigrando nel nuovo continente, gli inglesi hanno perso questo principio aristocratico per trovare ciò che costituirà il fondo del carattere nazionale americano: lo spirito calcolatore, il gusto del denaro, l’orgoglio del successo. Il grande valore degli Stati Uniti rispetto all’Inghilterra e rispetto alla Francia, risiede nell’aver conseguito una rivoluzione democratica radicale senza violenza. Questo paese nuovo, nel quale tutti gli immigranti sono trattati in modo uguale, ha creato un ideale nazionale dove ogni individuo è in concorrenza con gli altri.
Numerosi sono coloro che vi arrivano col marchio della condizione servile quasi ovunque presente in Europa. La relazione servo padrone/, se esiste come dappertutto, si basa su un contratto accettato, e non sulla nascita. È ciò che Alexis de Tocqueville chiama “uguaglianza delle condizioni”. Ma questa, che è la base della democrazia, non è, in termini storici, uno stadio “necessario”; occorre che ci sia una volontà umana di arrivarvi, e soprattutto una volontà sociale.
L’uguaglianza delle condizioni non è d’altra parte uno scopo assoluto, che garantisce la sussistenza degli altri valori, in particolare quello della libertà: Alexis de Tocqueville non è un ammiratore senza condizioni del sistema americano – la democrazia comporta infatti un rischio permanente, quello della “tirannia della maggioranza”. Ma egli spiega costantemente i rischi che corre la società americana sospesa tra la libertà e la democrazia, e, avanzando un’analisi sociologica più che un discorso moralista, insiste anche sulla base originariamente religiosa, la fede profonda e la pratica individuale della religione cristiana (protestante). Mette dunque in evidenza il carattere fragile del sistema il cui dinamismo, dovuto al rispetto delle libertà civiche, è una fonte di trasformazioni imprevedibili. A differenza dei politologi moderni che si riservano di pronunciarsi sui diversi aspetti delle società che tentano di descrivere in modo completamente oggettivo, Tocqueville si schiera. Osserva e giudica, seguendo l’esempio di Aristotele e, soprattutto, di Montesquieu.
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Alexis de Tocqueville si interroga sulle basi della democrazia. Contrariamente a Guizot, che vede la storia della Francia come una lunga emancipazione delle classi medie, pensa che la tendenza generale ed inevitabile dei popoli sia la democrazia. Secondo lui, questa non deve soltanto essere intesa nel suo senso etimologico e politico (potere del popolo) ma anche e soprattutto in un senso sociale: corrisponde ad un processo storico che permette l’eguaglianza delle condizioni che si traduce con:
L’instaurazione di un’uguaglianza di diritto
Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l’ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte).
Una mobilità sociale potenziale: mentre la società di ordini dell’ancien régime implicava un’eredità sociale quasi totale. Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà.
Una forte aspirazione degli individui all’uguaglianza: tuttavia, l’uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali.
Secondo Alexis de Tocqueville, il principio democratico comporta negli individui «un tipo d’uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza reale della loro condizione». La tendenza all’uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta ai suoi occhi un pericolo. Constata che questo processo si accompagna ad un aumento dell’individualismo («piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall’altro induce l’individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza[3]. A partire da questa constatazione, si chiede se questo progresso dell’uguaglianza è compatibile con l’altro principio fondamentale della democrazia: l’esercizio della libertà, cioè la capacità di resistenza dell’individuo al potere politico.
Uguaglianza e libertà sembrano in realtà opporsi poiché l’individuo tende sempre più a delegare il suo potere sovrano a un’autorità dispotica e quindi più non ad utilizzare la sua libertà politica: «l’individualismo è una sensazione ragionata che porta ogni cittadino ad isolarsi dalla massa dei suoi simili in modo che, dopo essersi creato una piccola società al suo impiego, abbandoni volentieri la grande società». Secondo Tocqueville, una delle soluzioni per superare questo paradosso, pur rispettando questi due principi fondatori della democrazia, risiede nel restauro dei corpi istituzionali intermedi che occupavano un posto centrale nell’ancien régime (associazioni politiche e civili, corporazioni, ecc.). Solo queste istanze che incitano ad un rafforzamento dei legami sociali, possono permettere che l’individuo isolato deleghi al potere di Stato di esprimere la sua libertà e così resistere a ciò che Tocqueville chiama «l’impero morale della maggioranza».
Secondo Tocqueville la società democratica è destinata a trionfare perché è quella che può portare felicità al maggior numero di individui: questa società ugualitaria deve essere governata da leggi certe che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto che esso partecipa alla stesura delle stesse attraverso i propri rappresentanti. Questo non implica un livellamento delle condizioni di vita ma un pareggiarsi delle condizioni di partenza: la società statunitense è ugualitaria perché permette a tutti di potersi realizzare, senza sbarramenti di censo. È una società che premia il progresso individuale.
Negli Stati Uniti vi è la certezza della sovranità popolare perché tutti partecipano alla gestione della cosa pubblica (suffragio universale maschile). Si viene a evidenziare, però, anche un risvolto negativo: con il suffragio allargato si cade nel dispotismo della maggioranza, è poco cioè lo spazio per chi dissente; si ha così una società massificata e conformista ma allo stesso tempo atomista.
Si delinea come conformista perché se la maggioranza sceglie una cosa la minoranza deve adeguarsi senza discutere; allo stesso tempo ciascun individuo, delegato il potere non partecipa più all’attività politica. Nell’ancien régime vi sono corpi intermedi (corporazioni, ordini professionali) che mediano tra lo Stato e il cittadino: ora vengono meno e i cittadini tendono a rinchiudersi nella loro vita privata (atomizzazione). Se la democrazia è solo una vuota affermazione di uguaglianza essa non funziona perché esclude la viva partecipazione.
La partecipazione per Alexis de Tocqueville
Ci sono però dei contravveleni alla scarsa partecipazione che fanno si che gli USA siano una società mobile: decentramento, associazionismo, religione. Grazie ad un ampio decentramento all’interno della struttura federale si moltiplicano le occasioni di partecipazione, è infatti nelle istituzioni comunali che si impara la democrazia. Un eccessivo centralismo tenderebbe a soffocarla. L’associazionismo abitua i cittadini a stare insieme, tutti partecipano alla vita dell’associazione con la stessa posizione di partenza, senza differenze di censo.
La religione per Alexis de Tocqueville
Tocqueville è laico e propone la divisione tra Stato e Chiesa: egli è praticamente ateo, tuttavia, come già Voltaire prima di lui, attribuisce un ruolo importante alla sfera religiosa, come stimolo alla moralità delle masse popolari. Nella società americana la religione può aiutare ad esprimere libertà e assume un ruolo fondamentale nella vita, dove sono molto attive le associazioni a cui ogni persona è libera di iscriversi; invece la rivoluzione francese iniziò a combattere contro la chiesa e la religione, perché ritenuta un ostacolo alla libertà, ed impedì alle persone di associarsi.
La religione gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche politico-sociali dell’America. Chi va ad abitare in quel paese scappa da persecuzioni religiose: la religione deve essere qualcosa che insegna all’individuo a vivere con gli altri individui. La sfera religiosa è staccata dalla sfera politica: la religione ci aiuta a rispettare l’altro, garantisce i costumi; aiuta a governare la cosa pubblica non con istituzioni ma con precetti.
« L’incredulità è un accidente; la fede sola è lo stato permanente dell’umanità. »
Alexis de Tocqueville e il Sud schiavista
Alexis de Tocqueville sbarcò a Filadelfia e viaggiò a lungo nella zona nord-est del paese, cioè nel New England, ed è su questi vagabondaggi che il suo celebre libro si basa. Tuttavia rispetto al Sud schiavista, questa zona non era che una realtà secondaria del paese, sia in termini politici che economici.
Tocqueville non avrebbe dovuto che spingersi fino alla città di Baltimora, che all’epoca distava meno di una giornata di viaggio da Filadelfia, per osservare di prima persona quello che venne chiamato il “motore americano”, cioè l’economia delle piantagioni. Ma è un viaggio che non intraprese mai, e seppure nella sua opera accenna al Sud, è solo per mettere in risalto il suo carattere “eccezionale” rispetto alle istituzioni politiche del Nord.
Il motivo di questo scarso interesse è che Tocqueville giudicava l’area schiavista una democrazia imperfetta con residui aristocratici, per cui poco pertinente all’oggetto del suo studio, volto a cogliere gli aspetti di novità dell’esperienza americana.
MATERIALE SU ALEXIS DE TOCQUEVILLE TRATTO DA:
-Wikipedia.it
-www.gradesaver.com
-http://lafrusta.homestead.com
Risorse esterne su Alexis de Tocqueville
https://it.wikipedia.org/wiki/La_democrazia_in_America
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