Ernest Watson Burgess nasce a Tilbury, in Canada, il 16 maggio 1886. Sociologo canadese. Insegnò in varie università americane del Middle West e nel 1927 divenne docente di sociologia a Chicago. Fu il ventiquattresimo presidente dell’American Sociological Association (ASA), tra i maggiori influenti della Scuola di Chicago.
Richiamando gli studi sulla città, sviluppò la teoria ecologica. Tra il 1920 e il 1930, interessandosi della descrizione dei fenomeni sociali e le caratteristiche culturali di determinate aree della città di Chicago, insieme ad alcuni collaboratori fra cui Robert Park, sviluppò la “teoria delle aree naturali” (contrapposte alle aree amministrative), in cui descrisse la struttura sociale della città in esame e tentò una teorizzazione della conoscenza sulla distribuzione spaziale dei fenomeni sociali. Ne “l’introduzione alla scienza della sociologia” (1921), considerata come la “Bibbia della Sociologia“, discuteva degli argomenti riferenti della storia della sociologia, la natura umana, l’interazione sociale, la concorrenza, i conflitti, l’assimilazione.
Burgess rivolse inoltre la sua attenzione anche alle istituzioni della famiglia e del matrimonio, nel suo libro “Predire successo o fallimento nel matrimonio” (1939), sviluppò un sistema scientifico per prevedere il tasso di successo del matrimonio. Morì il 27 dicembre 1966.
Opere di Ernest Watson Burgess
- Introduzione alla scienza della sociologia, 1921 (con Robert Park);
- La città, 1925 (con Robert Park e Roderick McKenzie);
- La famiglia come unità di personalità interagenti, 1926;
- Predire successo o fallimento nel matrimonio, 1939;
- La famiglia: da istituzione a sodalizio, 1945;
- Contributi alla sociologia urbana, 1964.
Sul pensiero di Ernest Watson Burgess
INFLUENZA E NASCITA DELLA SOCIOLOGIA URBANA
Di Claudia Coco
L’opera più influente di Ernest Burgess fu “La città” (1925), collaborando con i sociologi Robert Park e Roderick Mckenzie, anch’essi maggiori esponenti della sociologia urbana della Scuola di Chicago.
“La città è qualcosa di più di una congerie di singoli uomini e di servizi sociali, come strade, edifici, lampioni, linee tranviarie e via dicendo; essa è anche qualcosa di più di una semplice costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi, come tribunali, ospedali, scuole, polizia e funzionari di vario tipo. La città è piuttosto uno stato d’animo, un corpo di costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione”. (Park, 1925)
In tale studio i tre sociologi analizzano la vita sociale in una grande metropoli e le varie forme di interazione che si creano tra gli individui nella città. La città rappresentata, non come una semplice collettività di persone e ordinamenti sociali, ma come un’istituzione, elaborando un modello di struttura della città racchiuso in zone concentriche (figura sopra), comprendente il distretto centrale riservato agli affari, la zona transizionale (industriale), la zona abitativa dei lavoratori, la zona residenziale, la zona suburbana.
Si raffigurò, quindi, la struttura tipica della città legata alla prima rivoluzione industriale, matura e prossima alla transizione verso la fase neotecnica.
Il centro ospitava, così, le attività commerciali e terziarie in genere; successivamente una corona industriale, in via di delocalizzazione; la zona residenziale operaia, con edifici multipiani, e quella destinata alle classi socialmente più elevate, con abitazioni unifamiliari; infine, all’esterno, il bacino dei lavoratori pendolari, che rappresentava il passaggio dalla città alla campagna.
Park fu influenzato dal sociologo Georg Simmel nella sua visione della vita sociale come interazione, in un processo relazionale di elementi apparentemente contraddittori nel quale si uniscono conflitto e cooperazione. La forma di associazione più semplice nell’organizzazione sociale è il vicinato, ossia un luogo che ha proprie tradizioni, una propria storia e dei propri sentimenti, tuttavia il vicinato nella città perde molte delle caratteristiche che aveva nelle comunità rurali, in quanto le nuove tecnologie e i moderni mezzi di trasporto hanno permesso agli individui di distribuire i propri interessi e di partecipare ad una serie di globi diversi, distruggendo l’intimità e la stabilità del vicinato.
Nelle grandi città dove la popolazione è instabile, le relazioni del gruppo primario si indeboliscono e l’ordine morale che poggiava su di esse viene progressivamente meno. In tale rottura dei legami primari, e nell’indebolimento dei suoi meccanismi, secondo Park, risiede l’aumento del vizio e della criminalità.
Nella città, la funzione del controllo sociale viene assolta per lo più dalla pubblicità. Nelle comunità caratterizzate dalle relazioni secondarie l’opinione pubblica diventa la fonte di controllo sociale; in tale comunità la moda tende a prendere il posto della tradizione ed è l’opinione pubblica che diventa la forza principale di controllo sociale.
La mobilità degli individui nelle grandi città è resa facile anche dalla segregazione spaziale degli individui, che crea delle distanze morali che fanno della città un mosaico di mondi che si toccano ma che non penetrano mai l’uno nell’altro, permettendo agli individui di spostarsi da un ambiente morale ad un altro e incoraggia l’esperimento di vivere molti mondi diversi, contigui ma rigidamente separati.
Nella metropoli, inoltre, l’individuo trova l’ambiente morale in cui potersi esprimere e sentirsi a proprio agio, trova quel clima morale da cui trarre gli stimoli che portano le sue qualità innate a manifestarsi. Nella città è il delinquente, che ha la possibilità di sviluppare le proprie inclinazioni. Inoltre, nella città, individui con una moralità simile tendono a segregarsi in regioni morali, ossia aree della città in cui si incontrano individui con una simile moralità.
- Il carattere esistenziale delle norme - 25 Maggio 2019
- Come R-esistere al degrado ? - 5 Gennaio 2019
- Analisi organizzativa nella Scuola Neoistituzionalista - 10 Ottobre 2018