Franco Crespi – Sociologo Italiano

Franco Crespi – Sociologo Italiano
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Franco Crespi è stato un sociologo italiano e professore Emerito di sociologia all’Università di Perugia. È nato il 24 maggio 1930 a Crespi d’Adda (Milano) e la storia della sua famiglia è legata alla storia dell’industria lombarda. Difatti il suo bisnonno, Cristoforo Benito Crespi, fondò nella seconda metà dell’Ottocento il villaggio operaio di Crespi d’Adda. Si trattava di un villaggio sorto attorno a un cotonificio che nel 1995 è stato dichiarato dall’UNESCO di interesse per l’umanità. È morto il 25 agosto 2022 a Perugia.

Formazione e carriera

A diciotto anni, Franco Crespi, aveva intenzione di iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, ma il padre, che era un industriale, fu contrario e si lasciò convincere a iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza. Infatti nel 1954 si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma. Contemporaneamente agli studi universitari, si era iscritto anche alla Scuola di Servizio sociale ENSISS, che all’inizio degli anni ‘50 era una delle prime scuole del genere aperte in Italia. Ha sempre mostrato un grande interesse per la filosofia; infatti i suoi studi di filosofia, che conduceva da autodidatta, hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione. Oltre alla filosofia mostrava anche un grande interesse per i problemi sociali.

Nel 1958, quando era laureato già da quattro anni, si è iscritto al Corso di specializzazione in Sociologia organizzato in quell’anno, per la prima volta, dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Ha conseguito il diploma nel giugno del ’59. Nello stesso periodo ha iniziato una collaborazione con il quotidiano il Messaggero, che pubblicò alcuni suoi articoli di tipo sociologico.

Dal 1960 al 1963 ha lavorato presso la Direzione di Roma della Fiat, dove si occupava dei problemi sociali legati alla grande azienda automobilistica. Dal 1962 ha iniziato ad insegnare sociologia presso la LUISS di Roma. In questa stessa università, ha fondato l’Istituto di Studi Sociali e la Scuola di Specializzazione in Sociologia. Nel 1963 con altri studiosi di Scienze Politiche e Sociali ha dato vita alla quadrimestrale “Rivista di Sociologia” di cui è stato direttore fino al 1977.

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Nel 1967 gli è stato affidato l’incarico di insegnamento di Sociologia presso l’Università degli Studi di Perugia, dove ha fondato l’Istituto di Studi Sociali da lui diretto fino al 2001; oggi condotto invece, dal suo allievo Ambrogio Santambrogio. Nella stessa Università è stato anche direttore della Scuola di Servizio Sociale e preside, dal 1986 al 1992, della Facoltà di Scienze Politiche.

Ha insegnato anche negli Stati Uniti, alla Columbia e a Berkeley, ma Parigi restava la sua città prediletta. Aveva vissuto e studiato in questa città già da bambino insieme alla sua famiglia. Tra gli anni Ottanta e i primi quindici del Duemila ha incontrato e lavorato, nella capitale francese, con importanti figure della classe intellettuale sociologica e filosofica: Serge Moscovici, Alain Touraine, Pierre Bourdieu, Anne Doufourmantelle, Danilo Martuccelli e Marguerite Duras. Nello specifico, con Serge Moscovici ha diretto, nel periodo 1995-2000, un gruppo di ricerca internazionale sul tema “ Identità e solidarietà sociale” presso la Maison des Sciences de l’Homme di Parigi. Presso quest’ultima è stato nominato, nel novembre 2000, direttore del gruppo di ricerca su “Le rappresentazioni sociali del tempo”.

Ha concluso nel 2003 la sua carriera universitaria dopo essere stato eletto Professore Emerito dell’Università degli Studi di Perugia.

Crespi è stato tra i fondatori dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS), nella quale è stato per diversi anni Coordinatore della Sezione Processi Culturali. È stato membro del Research Committee “Sociological Theory” dell’International Sociological Association (ISA).

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Notevole è stata anche la direzione, presso la casa editrice Laterza, della serie “Teoria Sociale” nella collana “Libri del Tempo” e della rivista “Quaderni di Teoria Sociale” di cui è stato cofondatore. È stato consigliere di redazione e membro del Comitato scientifico di molte altre riviste nazionali e internazionali, tra cui: Rassegna Italiana di Sociologia, Societes, La Società degli Individui, A & P- Anthropology & Philosophy, Cosmopolis, Paradigmi, Sociologia Italiana-AIS Journal of Sociology.

Tra i suoi numerosi riconoscimenti, nel 1998, ha ricevuto la medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura del Presidente della Repubblica.

Opere principali

Dal 1964, Franco Crespi, ha pubblicato circa cinquanta volumi, di cui alcuni tradotti in francese, inglese e spagnolo, dedicati a temi relativi alla teoria dell’agire sociale e del mutamento, alla sociologia della conoscenza e della cultura, alla religione e alla mediazione simbolica. I suoi libri sono sempre stati un incontro tra sociologia e filosofia. Tra le pubblicazioni più significative è possibile ricordare:

La sociologia come scienza e la teoria dell’azione sociale (1964)
Teoria sociologica e socializzazione del potere (1974)
Mediazione simbolica e società (1982)
Azione sociale e potere (1989)
Le vie della sociologia (1994)
Manuale di sociologia della cultura (1996)
Introduzione alla sociologia della conoscenza (1998)
Teoria dell’agire sociale (1999)
Solidarietà in questione ( con Serge Moscovici) (2001)
Il pensiero sociologico (2002)
Identità e riconoscimento nella sociologia contemporanea (2004)
Sociologia del linguaggio (2005)
Il male e la ricerca del bene (2006)
Contro l’aldilà- per una nuova cultura laica (2008)
Esistenza-come-realtà. Contro il predominio dell’economia (2013).
La teoria dell’agire sociale di Franco Crespi

La teoria dell’agire sociale di Crespi è il risultato di una riflessione dove la filosofia e la sociologia hanno avuto un legame imprescindibile. Nella sua teoria ha colto l’ambivalenza dell’esistenza umana tra identificazione e differenziazione. Ha cercato, infatti, di porre in evidenza, da un lato, i condizionamenti materiali e socio-strutturali che influenzano il comportamento umano. Spesso le insicurezze di ogni essere umano circa la sua identità, il suo desiderio di essere riconosciuto dagli altri membri del contesto sociale nel quale vive, di essere accettato come appartenente a un gruppo, a una comunità ecc. spingono verso forme di conformismo legate a modelli culturali, definizioni di ruolo, meccanismi di controllo sociale. Dall’altro lato, ha cercato di evidenziare come ogni singolo individuo è dotato di autocoscienza ovvero della capacità di elaborare la sua esperienza di vita; dunque, ciascun individuo non ha solo il desiderio di essere simile agli altri, ma anche di essere riconosciuto nella sua singolarità. È stata quindi, messa in risalto la dinamica ambivalente della coscienza tra la necessità di identificarsi e l’esigenza di differenziarsi.

Un aspetto importante, legato alla dinamica ambivalente della coscienza, è che i modelli socialmente codificati risultano essere riduttivi rispetto alla complessità dell’agire e dell’esperienza vissuta. Da tale carattere riduttivo nasce l’insoddisfazione rispetto ai modelli consolidati che si rivelano inadeguati di fronte alle nuove esigenze che sorgono sia dai cambiamenti dell’ambiente naturale, che da quelli messi in atto dall’agire degli attori sociali.

Questo spiega anche il fatto che una nuova generazione tende a contestare i modelli culturali della generazione precedente. Di fronte a tale situazione, Franco Crespi ha evidenziato l’importanza dei processi di innovazione, delle tendenze creative e ricche di immaginazione cui si assiste nel corso della storia umana. Il grado di innovazione dipende dalle risorse disponibili, dalle circostanze e soprattutto dal grado di flessibilità dei sistemi sociali. I sistemi rigidi di tipo dogmatico autoritario ostacolano queste capacità innovative. Per questo motivo, per Crespi, un aspetto fondamentale è che la teoria sociologica debba sempre tenere conto dell’ambivalenza del rapporto tra agire e cultura. Le teorie che non tengono conto di questa ambivalenza tendono come in Durkheim, in Parsons e altri, a considerare necessaria la coercizione, la manipolazione delle coscienze per assicurare l’integrazione degli individui negli ordini sociali costituiti. Per questi autori il cambiamento è visto come un rischio di disordine, piuttosto come un momento fondamentale della dinamica sociale.

Rispetto al rapporto tra agire sociale e culturale Pierre Bourdieu, così come molti altri autori, ha tentato di superare l’approccio teorico del determinismo strutturalista di tipo marxiano; per Crespi, però, non era del tutto riuscito nel suo intento. Nelle sue ricerche empiriche, Bourdieu, tende ad attribuire una preminenza alla struttura di classe ed ai condizionamenti ambientali (naturali e culturali), rispetto alle scelte individuali e ai comportamenti sociali. Giddens invece, attraverso la teoria della strutturazione ha portato maggiore equilibrio tra agire e struttura; Crespi tuttavia, biasima Giddens per non aver mai esplicitato a sufficienza i presupposti della sua teoria restando, per questa ragione, più a un livello descrittivo che esplicativo. Crespi con il riconoscimento dell’ambivalenza dell’agire sociale ha contestato tutte le forme di assolutizzazione: dogmatismi di tipo religioso, regimi di potere dittatoriali, utopie di una società perfetta senza conflitti, l’assolutizzazione di identità collettive o individuali legate a nazionalismi ecc.

A partire dalla riflessione sui diversi aspetti dell’agire sociale, Crespi ha approfondito in modo originale una grande varietà di concetti come i problemi dell’identità, il linguaggio, le diverse forme di comunicazione, la funzione della mediazione simbolica, i diversi caratteri delle forme culturali e varie riflessioni sulla religione.




Conclusione

Franco Crespi è stato uno dei sociologi più stimati nel mondo. La sua presenza nelle università italiane e all’estero ha lasciato grandi tracce. È stato un maestro per generazioni di sociologi, tutte ugualmente interessate ai suoi libri e articoli, e alle sue lezioni e conferenze. Ha insegnato a un gran numero di studiosi a fare sociologia e teoria sociale. Ha insegnato a pensare, a interpretare la realtà sociale, a interrogare concetti e teorie e infine a metterli in azione per studiare la società. Nel suo lungo percorso intellettuale ha portato avanti lo studio e la critica della società moderna, dei suoi sviluppi e delle sue strutture di potere, del mutamento. Franco Crespi è stato un riferimento imprescindibile per la teoria sociale. Pochi come lui hanno colto l’ambivalenza dell’agire sociale contro ogni forma di assolutizzazione.

Valeria Marino
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Written by 

Nata a Napoli nel 1985. Dopo i primi studi sulle materie umanistiche e sociali al liceo socio-psico-pedagogico, consegue nel 2009 una laurea triennale in Sociologia presso la facoltà Federico II di Napoli. Svolge il tirocinio universitario presso l'azienda sanitaria locale Napoli 1 somministrando questionari ai pazienti oncologici del P. O. Ascalesi Napoli con successiva analisi statistica dei dati. Nel 2012 consegua la laurea magistrale in Politiche sociali e del territorio. Spesso coinvolta in contesti lavorativi e di volontariato relativi ai bambini e al sociale.