La Morale laica in Emile Durkheim

Emile Durkheim - morale laica

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Come usualmente dimostra la manualistica della storia del pensiero sociologico con i suoi temi più marcati condotti sul positivismo, gli interessi di Emile Durkheim convergono in un certo periodo della sua formazione sulla elaborazione della morale, intesa come morale laica. Questo è un tratto fondamentale del pensiero del grande sociologo francese che troverà riscontro per tutta la sua vita e, fino alla sua opera finale Le forme elementari della vita religiosa (1912), un vero e proprio capolavoro conclusivo della parabola produttiva del nostro che terminerà nel 1917.

Lo svolgimento di studi sugli aspetti morali presumibilmente deriva non solo dalle spinte del positivismo filosofico e scientifico dell’800 francese, ma anche dall’intenzione di fornire tutta una serie di interpretazioni del cosiddetto ‘mondo normativo’ che, in parte, ha attraversato le crisi di fine secolo XIX riversando sull’individuo moderno i suoi effetti più immediati.

La tradizione francese

Di fatto, soprattutto in Francia si vengono svolgendo studi antropologici e sociologici sulla morale, così da poter affermare una tradizione intellettuale ancora oggi viva nelle università di quel Paese.
In tutti i casi, Émile Durkheim, nell’esame dell’universo normativo dei soggetti implicati in un mondo di azioni reciproche, tende sempre a considerare le crisi di identità epocali che accompagnano l’individuo nel trapasso di un secolo verso l’altro. Il suo esame, infatti, comprende lo studio della crisi epocale del rapporto individuo/società.

La determinazione principale della morale è senz’altro costituita dall’interpretazione del diritto che, generalmente, può dividersi in ‘repressivo’ e ‘restitutivo’. Durkheim specifica come dinanzi al diritto si possano compiere quelle immagini del mondo che danno la dimostrazione di un passaggio epocale.

Legame tra trattazione del diritto e positivismo

Esiste un legame abbastanza profondo tra la trattazione del diritto e il positivismo del secolo XIX, soprattutto quando si tende a studiare il concetto di ‘moralità’, che assume delle caratteristiche implicite nel pensiero laico. Di fatto, per Émile Durkhiem, come già detto, l’interpretazione della morale è laica, come la sua impostazione sociologica.

Il positivismo aveva comunque reinterpretata la dimensione della capacità dell’uomo di provvedere al rispetto di regole e norme, facendo riferimento ad una serie di prospetti tipici della ‘moralità’. Va detto che il riferimento alla coercizione va inteso sotto forma di interpretazione normativa.

Moralità e Diritto

‘Moralità’ e diritto sono quindi tutti termini riconducibili al positivismo sociale, laddove le interpretazioni laiche della morale abbondano nei libri degli scrittori sociali del XIX secolo. Anche in Italia, si contano libri che inneggiano alle forme di idealità riscontrabili nella trattazione del diritto e nella sua diffusione a livello di sfera morale, come si legge nella Morale dei positivisti di Roberto Ardigò (1879).
In ciò si afferma realmente l’esistenza di una etica basata sulla scienza e lontana dalle aberrazioni provocate dalla religione.

Anche la giustizia, appare come una funzione coessenziale al crearsi di una società, anche perché rende possibile inizialmente l’identificazione della trattazione della scienza sociologica con lo studio della genesi e dello sviluppo di categorie particolari, o meglio con la formazione di quelle. Tali categorie, per Durkheim, scaturiscono dalla forza continua e progredente delle idealità sociali, che non sono né astrazioni e nemmeno dei ricavati aprioristici da principi di origine metafisica, ma bensì produzioni del naturale svolgimento psichico umano per effetto della convivenza sociale.




Ripercorrere lo sviluppo delle idealità afferma il volere positivistico di dimostrare l’esistenza e lo svolgersi di una teoria morale. Quest’ultima ha la sua sede di sviluppo nel contesto normativo di un collettivo, che non è solamente un collettivo di pensiero, ma di azioni reciprocamente congiunte.

La concezione del diritto in Emile Durkheim

Proprio Émile Durkheim si fa portavoce di una concezione del diritto che si affianca a quella della solidarietà, come forma di socialità tra individui, all’interno di una concezione dell’etica che supera la metafisica e che tratta dei problemi concreti della vita empirica.
Le forze che tengono vincolati gli individui ad un contesto di norme diventano quindi oggetto di studio sociologico, laddove il contorno di valori è costituito più che altro dalla dottrina della scienza. In tutto ciò il positivismo sociologico concretizza la sua attenzione al ‘mondo normativo’ e specifica il proprio indirizzo in seno ad una nuova disciplina sociale laica che sostituisce etica e metafisica in un colpo solo.

Il rapporto tra scienza e laicità in Durkheim è molto forte, come si nota nell’esame delle norme che presiedono comunque dinanzi all’azione individuale e a quella collettiva. La stessa morale, così e come la scienza sociologica, interpreta le relazioni concrete tra individui che agiscono empiricamente e che sono osservabili a livello sperimentale.

La interiorizzazione normativa secondo Emile Durkheim

La concezione della ‘moralità’ quindi accomuna in Durkheim la trattazione del diritto a quella dell’interiorizzazione normativa, stante la formulazione di un morale “fatta dagli uomini stessi” e dipendente dalla loro tradizione, cioè ancora, da una “tradizione che gli uomini si danno” da sé stessi e che non dipende da tratti trascendenti, ma che ritrova se stessa nella realtà empiricamente operante.

Sta di fatto che l’interiorizzazione normativa conduce alla stabilità sociale e risolve, in un certo senso, il problema dell’ordine, al quale Durkheim si riferisce nelle sue trattazioni più importanti, le stesse che saranno riprese nello struttural-funzionalismo americano da autori come Talcott Parsons. A tal fine ricordiamo l’opera L’educazione morale (1903), nella quale l’autore affronta il tema-problema di stabilire una volta per tutte il contrasto con situazioni di perdita dell’assetto normativo (anomia).

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Guglielmo Rinzivillo
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Guglielmo Rinzivillo è ricercatore confermato e professore aggregato presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche alla SAPIENZA Università di Roma. Si occupa di storia della sociologia e di storia della scienza. Ha condotto ricerche alla “London School of Economics and Political Science” alla University College di Londra, alla University of London e in alcuni Istituti per le Social Sciences dell’Universita’ di Cambridge, in Austria a Salisburgo per un breve soggiorno di studio presso l’Institut fur Soziologie della Leopold-Franzens -Universitat di Innsbruck, in Irlanda presso l'Università di Cork e in Slovenia. E' autore di molti saggi e volumi sullo sviluppo delle scienze sociali in Italia. E' membro della European Society of History of Science.