Ralf Dahrendorf – Sociologo Tedesco

Ralf Dahrendorf – Sociologo Tedesco
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Ralf Dahrendorf è nato ad Amburgo, in Germania, il 1° maggio 1929 e morto il 17 giugno 2009 a Colonia. È stato un sociologo, filosofo e politico di origine tedesca ma naturalizzato britannico. È stato uno dei sociologi più influenti del XX secolo, soprattutto per le sue teorie sul conflitto sociale, sul potere e la libertà ed è stato uno dei più noti esponenti del pensiero liberale europeo.

Era figlio di un sindacalista e deputato socialdemocratico che fu arrestato nel 1933 e una volta rilasciato contribuì a organizzare clandestinamente la resistenza anti-nazista. Dahrendorf è stato influenzato dall’ambiente familiare, soprattutto verso la difesa dei valori democratici. Difatti nel 1944 fu arrestato per aver partecipato a una propaganda contro lo Stato nazista e fu imprigionato nel Lager di Schweting. Questa esperienza ha portato la sua ricerca intellettuale verso la ricerca della libertà. Dahrendorf ha svolto un importante ruolo sia nell’ambito accademico che in quello politico, dando un contributo fondamentale alla comprensione delle dinamiche sociali moderne. Il suo pensiero è stato fortemente presente nell’analisi dei conflitti di classe e nel ruolo delle istituzioni democratiche nella mediazione di tali conflitti.

Formazione e carriera

Dahrendorf, tra il 1947 e il 1952, ha studiato filosofia, filologia classica e sociologia ad Amburgo e ha proseguito i suoi studi socio-economici a Londra. Ha conseguito il dottorato in sociologia presso l’Università di Amburgo nel 1952 e il secondo dottorato presso la London School of Economics nel 1956. A partire dal 1957 ha iniziato ad insegnare sociologia presso le università tedesche di Amburgo, Tubinga e Costanza. Dal 1974 al 1984 è stato preside della London School of Economics, in Gran Bretagna; dal 1987 al 1997 è stato direttore del St. Anthony’s College presso l’Università di Oxford, istituto specializzato in studi internazionali.

Dahrendorf si è avvicinato alla politica attiva nel dopoguerra, quando divenne membro della Lega tedesca degli studenti socialisti. Nel 1967 si iscrisse al Partito liberale con il quale si era già candidato nelle liste regionali e, insieme al segretario generale Flach, iniziò a rinnovare il programma del partito. Nel 1969 è stato eletto membro del Parlamento tedesco per il partito liberale e allo stesso tempo è stato nominato sottosegretario agli Affari esteri sotto il primo governo di Willy Brandt. Nel 1970 è stato nominato membro della Commissione europea a Bruxelles e da qui ha avuto inizio la sua esperienza politica nell’ambito delle istituzioni comunitarie. Inizialmente è stato il responsabile del Commercio estero, poi è stato incaricato di occuparsi dei Rapporti con l’estero e infine si è occupato della Ricerca, della scienza e dell’educazione.



Fra i suoi vari incarichi, è possibile ricordare quello di Consigliere di Amministrazione della Ford Foundation e della Charities Aid Foundation, di presidente del Consiglio di Amministrazione dell’East European Publishing Project.

Dahrendorf, dopo aver conseguito la cittadinanza britannica nel 1988, è stato nominato nel 1993 Lord a vita dalla regina Elisabetta II. A partire da quel momento divenne membro della House of Lord come cross-bencher (membro indipendente, non affiliato ad uno specifico partito). Nel 2002 gli è stato conferito il premio Walter Hallstein indetto dall’Università e dalla città di Francoforte in accordo con la Dresdner Bank. Tra i vari riconoscimenti, Dahrendorf ha ricevuto nel 2007 il premio “Principe delle Asturie”, notevole attestato nel settore delle scienze sociali e nel 2009 ha ottenuto il Premio Schader dell’omonima fondazione per le scienze sociali. Infine, è stato tra i patrons (carica onoraria come quella di senatore a vita) dell’internazionale liberale, organizzazione mondiale dei partiti politici d’ispirazione liberale fondata nel 1947.

Dahrendorf è stato autore di numerosi libri tra cui Homo sociologicus (1959), Classi e conflitto di classe nella società industriale (1959), Il conflitto sociale nella modernità (1988), Riflessioni sulla rivoluzione in Europa(1990), Quadrare il cerchio (1995), Dopo la democrazia (2001).

La teoria del conflitto sociale

Fin dall’inizio della sua carriera, Dahrendorf ha studiato e approfondito i temi del conflitto sociale, delle classi e delle relazioni di autorità e potere. Una delle sue principali teorie è quella del conflitto sociale. Dahrendorf ha preso le distanze dal pensiero dei teorici del consenso, come Talcott Parson, che consideravano la società come un sistema formato da vari elementi interdipendenti che contribuiscono alla stabilità e all’equilibrio. La teoria del conflitto di Dahrendorf si è basata su una concezione della società come un sistema dinamico, attraversata continuamente da tensioni interne collegate a una distribuzione diseguale del potere e delle risorse. Egli, infatti, sottolineava l’importanza del conflitto come forza dinamica della società e del cambiamento sociale. Il conflitto era visto non come un elemento distruttivo, ma come un fattore necessario per il cambiamento sociale e l’evoluzione delle istituzioni. Dunque, il cambiamento sociale era considerato non come un processo lineare e armonioso, ma come un processo che avviene attraverso la tensione e lo scontro tra gruppi con interessi diversi.

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Dahrendorf, pur riconoscendo l’importanza delle classi sociali nella struttura della società, ha criticato la visione di Karl Marx in cui il conflitto tra borghesia e proletariato era visto come inevitabile. Marx considerava la proprietà dei mezzi di produzione come la causa principale del conflitto; Dahrendorf invece, aveva proposto una visione diversa spostando l’attenzione dal possesso dei mezzi di produzione all’autorità. La divisione fondamentale della società non era più vista tra proprietari e non-proprietari, ma tra coloro che possiedono l’autorità e coloro che sono subordinati ad essa. Quindi i conflitti si manifestano non solo tra le classi economiche, ma anche tra gruppi con diverse posizioni di autorità all’interno delle istituzioni sociali, economiche e politiche. Per Dahrendorf l’autorità è la principale fonte di conflitto e ha evidenziato due gruppi fondamentali: i gruppi dominanti e i gruppi subordinati. I primi sono quelli che all’interno delle strutture istituzionali detengono l’autorità e cercano di mantenere lo status quo. I gruppi subordinati sono quelli che non detengono l’autorità e lottano per cambiare regole e redistribuire il potere. Questa lotta non è riferita solo alla sfera economica ma anche agli altri ambiti sociali. Il conflitto nasce, quindi, da una distribuzione asimmetrica del potere, dove i gruppi che detengono l’autorità si scontrano con quelli che cercano di sfidarla.

Un aspetto importante del pensiero di Dahrendorf è stato la distinzione tra autorità e potere. L’autorità è legata a ruoli e posizioni sociali definite da strutture istituzionali all’interno di un’organizzazione sociale; è quindi, il diritto legittimo di comandare ed è esercitata all’interno di un quadro normativo e istituzionale definito. Il potere, invece, è la capacità di influenzare decisioni e comportamenti altrui e può essere esercitato attraverso la coercizione, la persuasione o la manipolazione. Il potere inoltre, non è legato a ruoli o posizioni sociali specifiche. Dahrendorf ha asserito che l’autorità e il potere sono due concetti distinti ma interconnessi tra loro nella dinamica sociale e nel conflitto. Difatti, è stato possibile affermare che l’autorità può essere una fonte di potere, ma non tutti i detentori di potere hanno necessariamente autorità. Inoltre la legittimità dell’autorità può essere messa in discussione se non è accompagnata da un effettivo potere di influenzare le decisioni.

Libertà e chances di vita

Un altro importante tema affrontato da Dahrendorf nelle sue opere, oltre alla teoria del conflitto, è stato quello della libertà. Innanzitutto Dahrendorf ha criticato l’idea marxiana della libertà vista là dove termina il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna, quindi collocata oltre la sfera della produzione materiale. Questa tesi ha portato a considerare la libertà come liberazione dal lavoro. Dahrendorf non ha condiviso questo principio poiché nella sua interpretazione necessità e libertà non possono essere disposte in dimensioni separate della vita sociale. Egli ha rifiutato dunque, l’idea di una netta separazione tra lavoro e ozio, tra lavoro e attività. Per Dahrendorf, al massimo è possibile poter regolare socialmente il lavoro per lasciare spazio all’attività umana nel tempo libero dal lavoro. La società del lavoro, quindi, è vista come un’organizzazione in cui tutte le altre dimensioni della vita sono più o meno in relazione con l’attività retribuita.

La libertà attiva è stato il concetto chiave del pensiero di Dahrendorf, che ha contrapposto alle definizioni passive di libertà tipiche nella prima modernità. Per approfondire questo concetto è partito dalla distinzione tra libertà negativa e libertà positiva elaborata dal filoso Isaiah Berlin. La libertà negativa è vista come assenza di costrizioni esterne e non prende in considerazione i risultati che ognuno potrebbe ottenere, in base alla distribuzione/redistribuzione delle risorse, nel momento in cui è inserito in un contesto sociale e istituzionale dato. La libertà positiva è invece intesa come possibilità di autorealizzazione e prevede che vengano rimossi gli ostacoli, creati da un’ineguale redistribuzione della risorse, per ottenere le libertà individuali. La libertà positiva si riferisce però, ancora a un individuo astratto che esprime bisogni standardizzati e persegue obiettivi standardizzati. Inoltre Berlin ha evidenziato che nella libertà negativa non c’è bisogno di un intervento dello Stato, mentre nella libertà positiva c’è bisogno di un intervento attivo dello Stato per garantire la condizioni indispensabili all’autorealizzazione degli individui.

La libertà attiva di Dahrendorf, invece, non si riferisce più a un individuo astratto ma alla persona concreta ed ha una dimensione processuale e dinamica soggetta a un continuo cambiamento. Questa libertà implica la partecipazione attiva da parte degli individui nella società ed è importante avere le capacità e le risorse necessarie per esercitarla. Dahrendorf ha reso operativo il concetto di libertà attiva attraverso il concetto di chances di vita. Le chances di vita si riferiscono alle reali opportunità tra cui una persona può scegliere; si tratta delle possibilità che gli individui hanno di realizzare la propria vita, le proprie opportunità e potenzialità.

Per Dahrendorf le chances di vita si riferiscono a quelle possibilità concrete per condurre una vita libera e degna; si riferiscono non solo a condizioni materiali, ma anche di libertà e dignità. Infatti le chances di vita vanno oltre le ricchezze, includendo diritti civili, sociali e economici come la partecipazione alla vita sociale, la libertà di espressione e di opinione, un reddito minimo garantito per far fronte alla povertà e alla disoccupazione. La libertà e le chances di vita sono, per Dahrendorf, due concetti interdipendenti. La libertà è un valore fondamentale che permette agli individui di partecipare attivamente alla vita sociale e politica e di realizzare le proprie aspirazioni. Le chances di vita, a loro volta, sono le opportunità che gli individui hanno di accedere a risorse, servizi e posizioni sociali per realizzare le proprie aspirazioni.

Quindi la libertà è una condizione necessaria per l’esistenza di chances di vita; senza libertà gli individui non potrebbero scegliere tra diverse opzioni per realizzare le proprie aspirazioni. Dunque, l’obiettivo è quello di una società aperta in cui la libertà ha il compito di aumentare costantemente le opportunità di vita per il maggiore numero di persone.

La società aperta di Dahrendorf è quella che consente l’evoluzione e il cambiamento ed è quella che vede l’incertezza e il cambiamento come importanti fattori di progresso. È una società dinamica e pluralista in cui coesistono e si confrontano in modo pacifico diversi punti di vista, idee e valori. La società aperta oltre a garantire la libertà individuale, protegge i diritti umani e le opportunità per tutti gli individui, impegnandosi quindi a garantire la giustizia sociale. Pertanto, alla base della società aperta c’è un sistema politico democratico che permette la partecipazione degli individui e la gestione pacifica dei conflitti.

La democrazia, per Dahrendorf, è il sistema politico più adatto per poter gestire il conflitto sociale poiché consente di risolvere i contrasti senza ricorrere alla violenza o alla repressione. Difatti, in questo contesto, Dahrendorf era critico nei confronti delle società con un sistema politico totalitario e autoritario poiché queste frenano il pluralismo e impediscono il libero sviluppo dei conflitti necessari per il progresso sociale.

Conclusione

Ralf Dahrendorf è stato un sociologo e politico tedesco-britannico che ha fornito un contributo fondamentale alla sociologia moderna. È stato comunque possibile evidenziare alcune critiche rivolte ad alcuni aspetti del suo pensiero. Molti critici lo hanno accusato di essere stato troppo ottimista riguardo alla prospettiva di una società aperta e democratica, sottovalutando le difficoltà e le resistenze al cambiamento sociale.

È stato criticato il modo in cui Dahrendorf ha considerato la democrazia, definita “conflittualismo chiuso” poiché sarebbe limitata dal fatto che le istituzioni democratiche hanno il potere di chiudere il conflitto. Quindi a differenza del conflittualismo aperto di Simmel, dove le istituzioni democratiche sono quelle che rendono sempre il conflitto aperto, nelle teorie di Dahrendorf le istituzioni democratiche sono viste come il punto di arrivo finale che controlla e regola il conflitto.

Di conseguenza, il conflittualismo chiuso può contribuire a mantenere le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, poiché non porta a un cambiamento significativo nella distribuzione del potere e delle risorse. Un’altra critica è stata quella rivolta alla critica di Dahrendorf a Marx. Molti hanno sostenuto che Dahrendorf abbia interpretato Marx in modo troppo riduttivo, concentrandosi principalmente sulla teoria del conflitto di classe trascurando altri aspetti importanti del pensiero marxista. Inoltre, molti hanno accusato Dahrendorf di non aver considerato sufficientemente il contesto storico in cui Marx scriveva e di aver applicato categorie moderne al pensiero marxista.



Nonostante le diverse critiche rivolte alle teorie e al pensiero di Dahrendorf, ha lasciato un’impronta significativa nella teoria sociale e politica. Le sue idee continuano a influenzare gli studi sulle dinamiche del potere, del conflitto sociale, delle istituzioni e della democrazia. La sua concezione del conflitto sociale come elemento fondamentale per il cambiamento e come elemento positivo della società moderna, insieme ai concetti di libertà e partecipazione democratica hanno permesso di considerarlo uno dei pensatori più rilevanti del XX secolo.

Valeria Marino
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Nata a Napoli nel 1985. Dopo i primi studi sulle materie umanistiche e sociali al liceo socio-psico-pedagogico, consegue nel 2009 una laurea triennale in Sociologia presso la facoltà Federico II di Napoli. Svolge il tirocinio universitario presso l'azienda sanitaria locale Napoli 1 somministrando questionari ai pazienti oncologici del P. O. Ascalesi Napoli con successiva analisi statistica dei dati. Nel 2012 consegua la laurea magistrale in Politiche sociali e del territorio. Spesso coinvolta in contesti lavorativi e di volontariato relativi ai bambini e al sociale.