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Sociologi Famosi .IT > Autori di Scienze Sociali > Gustave Le Bon – Sociologo Francese

Gustave Le Bon – Sociologo Francese

7 Febbraio 202120 Settembre 2025 Raffaella Addato
Gustave Le Bon – Sociologo Francese
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Gustave Le Bon – Sociologo Francese: da Machiavelli a Hitler, da Salvini a Trump, tutte le personalità che ruotano attorno al celebre teorico della psicologia delle folle

Chi è Gustave Le Bon – Sociologo Francese?
Una breve introduzione al padre della psicologia delle masse

Medico, psicologo, antropologo, nato nel 1841, Charles-Marie Gustave Le Bon sociologo francese, pone al centro delle sue analisi l’uomo all’interno della società.

Da sempre molto attivo dal punto di vista sociale, espone con interesse argomentazioni e dibattiti riguardo temi di attualità, dando vita ai “Pranzi del Mercoledì” con i quali si riuniva con altre celebri personalità per elaborare teorie psicologiche, sociologiche e politiche.

Considerato il padre de La psychologie des foules, nel 1860 completa gli studi come medico, anche se la medicina non è la sua passione più grande.

Nel 1870 è testimone della guerra franco-prussiana e si pensa che sia proprio questo episodio ad aver scaturito in lui un forte interesse per le ribellioni e le rivolte delle masse.




Nello stesso anno compie un viaggio esplorativo in Europa, in Asia e in Africa e tale avventura fa nascere in lui una passione per il determinismo biologico di Darwin, iniziando così a studiare le razze, le differenze biologiche e culturali degli esseri umani.

La psicologia delle folle di Gustave Le Bon

Manipolazione, annientamento dell’individualismo, forza collettiva, sono solo alcune delle caratteristiche de La Psicologia delle Folle, pubblicata nel 1895 da Le Bon. La Psicologia delle Masse è lo studio del comportamento di gruppi non organizzati o che presentano un’organizzazione provvisoria dove i singoli individui agiscono in modo simile senza avere significativi rapporti tra loro.

(Umberto Galimberti, Psicologia, 1992)

Pensiamo ad una metafora culinaria: farina, uova, burro e lievito sono gli ingredienti base di un dolce che una volta messi insieme e infornati diventano una torta.

Il forno, ossia lo strumento che surriscalda le singole personalità di un gruppo, è spesso rappresentato da un leader carismatico. La torta rappresenta invece la folla e i singoli ingredienti, proprio come le singole personalità non esistono più.

Gli ingredienti di questa torta chiamata folla sono: spontaneità, irrazionalità, ferocia e violenza.

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Nella stesura di questo manuale, lo studioso francese si ispira ai fatti della Rivoluzione Francese, descrive tutte quelle azioni di ribellione che i singoli individui non avrebbero il coraggio di compiere se non fossero parte di un gruppo.

Coloro che rappresentano le masse riescono a manipolare le coscienze della folla non con i fatti, bensì con il modo attraverso il quale essi sono rappresentati.

Lo storico Emilio Gentile sostiene che lo strumento di manipolazione della folla non è utilizzato solo dalla tirannia, ma anche dai governi democratici, attraverso strategie di marketing politico, primi fra tutti gli slogan. Un altro strumento estremamente efficace è la ripetizione di parole e discorsi, in modo da ossessionare la mente umana.

Sono quattro le strategie messe in atto da La Politica come nuova Religione delle Masse:

la prima è la creazione di una mente di gruppo, ossia una macchina del pensiero collettiva; la seconda è l’anonimato, attraverso il quale gli individui percepiscono una forma di tutela; la terza è il contagio, ossia la diffusione delle ideologie collettive e la quarta è la suggestionabilità, ossia dar vita a influenze efficaci.

Il Principe di Machiavelli, Hitler, Mussolini e il controllo sociale

Da testimonianze storiche, molteplici dittatori celebri si ispirarono all’opera di Le Bon, seppur la sua fosse una denuncia, più che un insieme di consigli.

I dittatori sono dei gran seduttori capaci di ammaliare le folle, colpendo la parte più intima dei soggetti, come quella dei desideri.

Promettere, creare distopìa, illusioni e soprattutto scuotere delle personalità generando ansia e rabbia, ferocia e paura allo stesso tempo. I leader carismatici basano il loro potere sull’entusiasmo e sull’adrenalina, dando vita a fonti di effervescenza collettiva.

Che legame c’è tra l’opera di Le Bon e il pensiero di Machiavelli?

Come sappiamo, il pensiero dello storico fiorentino è totalmente in contrapposizione con le idee democratiche, complice anche il periodo storico in cui visse.

Secondo Machiavelli il potere si concentra nelle mani di un solo uomo o di un gruppo di essi in grado di generare dominio sulla collettività. Il Principe di Machiavelli è adorato e mai temuto, seppur glorioso. Colui che detiene il potere dà fiducia ai sudditi che non pensano nemmeno per un momento di voltargli le spalle. Il Principe conquista la fiducia dei suoi seguaci e per farlo spesso ricorre a strumenti non sempre conforti alla legalità. Il Principe, così come il leader politico unisce l’essere all’apparire, l’uomo e il politico sono quindi la stessa cosa.

Sono molteplici i caratteri che collegano l’opera di Machiavelli al pensiero di Le Bon:

Sia Le Bon che Machiavelli non fanno riferimento a “tipi ideali” weberiani e quindi non immaginano una figura ammirevole come leader, ma descrivono la realtà dei fatti. Il Principe cerca in tutti i modi, legali o meno, di accaparrarsi il potere e di non perderlo più, utilizzando anche armi e crudeltà laddove necessario.

Non sempre i leader conquistano il potere civilmente tramite il consenso del popolo, poiché al Principe è consentito di essere moralmente negativo.

L’attualità del pensiero di Le bon e il legame con i leader dei giorni nostri

Come abbiamo visto c’è un profondo legame tra il pensiero di Gustave Le Bon e i più grandi dittatori della storia, ma come vedremo in questo paragrafo, esiste una connessione anche con i leader dei giorni nostri.

Sul New York Times, Benedict Carey parla di Mobocracy per descrivere l’assalto mortale al Campidoglio del 6 gennaio, trovando similitudini con le ribellioni del 48 a Parigi, in entrambi i casi abbiamo assistito a riunioni di massa che sfociano in violenze e alla costruzione di agglomerati di individui che assumono caratteristiche criminali.

Una delle caratteristiche delle folle è che non sono unite e lineari, non hanno quindi un pensiero comune, ma lottano contro un nemico ignoto, spinti da forze irrazionali.

Durkheim parlava di effervescenza collettiva per descrivere la coscienza morale fondata su perturbazioni dell’ordine collettivo, al fine di sacrificare i bisogni individuali e far emergere quelli del gruppo di appartenenza.

Il pensiero di Le bon è applicabile anche all’attualità, come spiega Steven Hassan, Director, Freedom of Mind Resource Center che all’interno del libro “The Cult of Trump” spiega come l’ex leader statunitense abbia basato il suo potere su una centralità assoluta, “Him first of all” e come attraverso una personalità narcisistica sia riuscito a controllare i cittadini, le ideologie e a manipolare le informazioni.

Nel nostro Paese la psicologia delle folle si esprime attraverso il Leader della Lega Matteo Salvini, senza dubbio uno tra le personalità politiche più influenti degli ultimi anni.

Salvini può essere considerato l’uomo delle strategie: il leader leghista utilizza strategie mediatiche e di informazione riuscendo a cavalcare l’onda, servendosi di tweets, meme e stuzzicando gli animi dei suoi fedeli followers.

Matteo Salvini mostra di avere capacità persuasive e di saper centrare perfettamente i malumori e i desideri degli italiani, mettendo in atto vere e proprie strategie cognitive, come ad esempio la pubblicazione di contenuti che lo ritraggono in compagnia di bambini, di animali e di anziani, il tutto condito da grandi sorrisoni, come un vero esperto di marketing e pubblicità.




Come si è visto, le argomentazioni e le teorie che Le Bon ha pubblicato prendendo spunto dai fatti della Rivoluzione Francese, sono tremendamente e pericolosamente attuali, perché non sempre gli uomini sono in grado di capire gli errori commessi in passato e non sempre la storia insegna, a volte la storia la si imita.

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Nata nel 1992 a Napoli, si diploma al liceo delle scienze sociali dove scopre la passione per le discipline sociologiche.
Laureata in Sociologia presso l’ateneo Federico II di Napoli con una tesi sul bullismo e il cyberbullismo, si specializza in problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Università Suor Orsola Benincasa.
Lavora in contesti educativi con bambini e adolescenti in situazioni di disagio sociale, culturale e familiare e opera come volontaria in comunità minorili e case famiglia, è inoltre appassionata di scrittura e di giornalismo, ha scritto vari articoli di sociologia e inerenti al mondo del sociale.
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Nata nel 1992 a Napoli, si diploma al liceo delle scienze sociali dove scopre la passione per le discipline sociologiche. Laureata in Sociologia presso l’ateneo Federico II di Napoli con una tesi sul bullismo e il cyberbullismo, si specializza in problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Lavora in contesti educativi con bambini e adolescenti in situazioni di disagio sociale, culturale e familiare e opera come volontaria in comunità minorili e case famiglia, è inoltre appassionata di scrittura e di giornalismo, ha scritto vari articoli di sociologia e inerenti al mondo del sociale.

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