La guerra tra poveri, eterna presenza

guerra-tra-poveri

Condividi:

Pier Paolo Pasolini, in una famosa poesia del 1968, se la prendeva con chi protestava a Valle Giulia, perché a suo giudizio chi era povero, i veri poveri, erano i celerini, i poliziotti vittime degli scontri, e non i figli dei borghesi, loro cresciuti senza le preoccupazioni di dover mangiare con il proprio lavoro, pur avendo ragione nel protestare.

Oggi, con un carabiniere ferito in prognosi riservata, che lotta per la vita per il colpo ricevuto da Luigi Preiti, un solitario disperato della vita, che voleva colpire a morte i massimi esponenti del governo a Palazzo Chigi, mi sento di dire: rassegniamoci.

Rassegniamoci, perché in tempo di crisi saranno sempre gli innocenti, i più deboli, o i non forti, a subire le conseguenze economiche e sociali della depressione socioeconomica. Lungi dal toccare banchieri, casta e corporazioni, un crisi che sfocia nella recessione, nella disoccupazione dilagante, fa soffrire maggiormente coloro che meno possono attingere ad un background sicuro, economico e politico.

Per questioni legate alla loro stessa forza e peso nella società, difficilmente si individuerà il colpevole nei poteri forti che manovrano le fila della politica e delle istituzioni. Quando si individua un colpevole, il politico manovrato, è difficile colpirlo nei suoi interessi, perché egli è parte di una fitta trama di interessi altri che ne giustificano la centralità, e ne permettono la sicurezza fisica e sociale.
I  nostri mass-media sono costruiti, istruiti e gestiti per evitare che il sistema si  ribelli a coloro che creano la crisi.
Quanti di noi odiano i centri tecnocratici dell’Unione Europea ? Quanti si accaniscono con i centri economici che hanno voluto un Europa unita ma disastrata nell’euro, nell’austerity senza fine e fine a se stessa, senza possibilità di crescita del Prodotto Interno Lordo ?

Oggi come mai, ci scontriamo ideologicamente tra  impiegati pubblici e operai, tra disoccupati e occupati, tra carabinieri e disperati, tra stranieri e italiani, quando chi ha determinato questo stato di cose è sicuro dell’impunità, anzi, addirittura di prosperare nella speculazione continua, nei cartelli delle multinazionali, nella politica che rinnova fintamente se stessa (ma con sempre meno credito).

Se abbiamo un ministro, Nunzia De Girolamo, che deve controllare l’azienda del padre, il consorzio di Nicola De Girolamo, non meravigliamoci se il sistema ci spinge a racimolare odio verso tutti, mentre chi meriterebbe di perdere il potere reale sulle cose e sulle persone gode addirittura della crisi, come imprenditori cinici e corrotti ridevano del terremoto abruzzese che insanguinò l’Italia pochi anni fa.

[amazon_link asins=’B019UINOY6′ template=’ProductAd’ store=’fratotsit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’fbbc3f6a-c7f2-11e6-a358-65ad340fd3ef’]

Roberto Di Molfetta
Latest posts by Roberto Di Molfetta (see all)
Condividi:

Written by 

Roberto Di Molfetta, 1974, nativo di Salerno, da madre romana e padre di Ceccano (Frosinone), ha avuto parecchie città di residenza, ma deve la sua formazione soprattutto al periodo ventennale trascorso nel centro della Capitale. Laureato in Comunicazione alla Sapienza di Roma, si occupa ormai da anni di Web Marketing, ottimizzazione per i motori di ricerca e creazione di siti Web. Dal 2015 ha iniziato a pubblicare libri su vari argomenti: controinformazione, informatica, psicologia, temi politici. Contatti: [email protected] Sito Web: www.robertodimolfetta.it